ROMA – E’ stato imprudente, perché di quella pratica erotica non era un esperto. Però le due ragazze, Paola e Federica, non sono state forzate per essere legate, hanno liberamente scelto di farlo. Per questi motivi il giudice per le indagini preliminari ha concesso gli arresti domiciliari a Soter Mulè, accusato di omicidio colposo dopo una notte in un garage di Roma che ha portato alla morte di Paola Caputo, 23 anni.
”Una gravissima imprudenza contrassegnata dall’aver dato corso a una pratica in cui egli stesso si definisce poco esperto e oggettivamente rischiosa”, scrive il gip Marco Mancinetti nell’ordinanza. La posizione di Mulè, difeso dall’avvocato Antonio Buttazzo, è risultata attenuata perché lui, seppure sotto l’effetto di alcool e di stupefacenti, ha usato un nodo bloccato intorno al collo delle due (un nodo più sicuro quindi, che non si stringe in caso di caduto) mantenendo un cappio ampio. Il gioco, scrive ancora il giudice ”non prevedeva alcun effetto di sollevamento mediante la corda al collo delle due ragazze”, cosa che rendeva il tutto relativamente poco rischioso. Però Mulè ha comunque una colpa che giustifica l’accusa di omicidio colposo. Per il giudice sta tutta in tre elementi: la pratica era oggettivamente rischiosa, era sotto effetto di droga e alcool, e non aveva avuto l’accortezza di tenere un coltello a portata di mano. Proprio il suo ritardo nel tagliare la corda ha, nella ricostruzione del giudice, portato alla morte di una delle due ragazze.
A favore di Mulè gioca anche il fatto che ”non vi è stato alcun comportamento di prevaricazione, di minaccia o di costrizione per indurre le due vittime ad accettare di essere legate”. Nonchè il riconoscimento da parte del gip della buona volontà dell’indagato a raccontare i fatti nei dettagli e riconoscere e assumersi le colpe.
Nel corso del confronto con il magistrato l’ingegnere ha ricostruito quanto avvenuto nella notte tra venerdì e sabato nel garage in zona Bufalotta. “Verso le 14” Mulè ha contattato tramite Facebook sia Paola che Federica e verso le 19 era passato a prenderle. I tre si sono recati prima in un locale e poi al Circolo degli artisti, in via Prenestina. Sia Mulè che le ragazze, in base quanto si legge nel provvedimento, hanno preso rum, birra e “digestivi alcolici”. L’ingegnere ha confermato di aver fumato dell’hashish. Mulè e le due ragazze decidono, quindi, di recarsi nel seminterrato di via dei Settembrini, conosciuto da una delle ragazze. Nel suo racconto l’uomo afferma che la prima ad essere legata è stata Federica, poi la Caputo. Paola viene bloccata “in stazione eretta, con piedi a terra, ma subito dopo essere stata legata, accusa un malore e perdendo i sensi si accascia al suolo: il peso del suo corpo mette in tensione le corde, comprese quelle intorno al collo di entrambe le ragazze”. Mulè nell’interrogatorio aveva spiegato di aver lasciato le corde intorno al collo piuttosto lente, proprio perché provava quel “gioco” per la prima volta.
Mulè cerca di liberare le giovani, cerca un coltello prima nella borsa di Federica e poi nella sua auto. Sono attimi drammatici: quando trova la lama per Paola è oramai troppo tardi, Mulè tenta di soccorrere Federica e poi chiede aiuto. L’autopsia intanto conferma che Paola è morta per “asfissia da soffocamento”.