ROMA – Quando ormai tutto è avvenuto suona come una profezia quello scambio di messaggi su Facebook tra vittima e carnefice. “Il problema nella vita non è fare male a qualcuno. E fare abbastanza male, tanto male, che nessuno possa credere che l’hai fatto veramente tu o che lo hai fatto di proposito”. Questo scriveva l’ingegnere dalla faccia da ragazzo, Soter Mulè, 42 anni, sulla sua bacheca il 19 febbraio 2010. Dopo pochi minuti sarà proprio Paola a rispondere: “Saggio Soter”. Proprio lei che un anno e mezzo dopo sarebbe morta per un gioco erotico finito male, in compagnia dell’ingegnere e di un’amica.
Secondo quanto scrive il Messaggero l’accusa per Mulè è cambiata, da omicidio preterintenzionale a omicidio volontario con dolo eventuale. In sostanza non poteva non aver messo in conto che quella pratica (che ha già fatto vittime in passato) avrebbe comportato un rischio di morte. Anche se non voleva quell’esito (il decesso dell’amica) ne aveva accettato il rischio.
Soter considerava il suo profilo Facebook come una pagina “ufficiale” dove non far troppo trasparire la sua seconda vita. Di giorno ingegnere impeccabile, di notte esperto di tecniche bondage e “shibari” l’arte giapponese di dare e provare piacere avvolti nelle corde. A volte qualche sfogo su quella pagina virtuale: “Vorrei venire anch’io dalla squallida provincia italiana così da permettermi il lusso di considerare Roma un punto di arrivo e non un buco per sparire”. Raccontano gli amici che fosse stato messo in mobilità dall’azienda in cui lavorava. Dopo la tragedia nessuno ha scritto più niente su quella bacheca, nemmeno gli amici. Solo una ragazza ha postato: “Un abbraccio sincero”.