Spari Palazzo Chigi, pm: “Preiti ha agito da solo, voleva uccidere”

ROMA – “Luigi Preiti ha agito da solo e lo ha fatto per uccidere”. I pm della Procura di Roma non sembra avere dubbi sulla sparatoria a Palazzo Chigi dove i carabinieri Giuseppe Giangrande e Francesco Negri sono rimasti feriti. La Procura di Roma ha convalidato l’arresto di Luigi Preiti e sottolineato che non sono emersi elementi tali da far ritenere che l’uomo avesse complici o che abbia agito su commissione.

Per il procuratore aggiunto della Procura di Roma, Pierfilippo Laviani, ed il sostituto procuratore Antonella Nespola, secondo quanto dicono nella richiesta di convalida del fermo, si è trattato di un’iniziativa isolata di Preiti. La richiesta di convalida è stata approvata dal gip Bernadette Nicotra e l”interrogatorio di garanzia è stato fissato per la mattina del 1° maggio alle ore 10 nel carcere di Rebibbia.

La Procura di Roma ha chiesto anche la convalida del sequestro di oggetti appartenenti a Luigi Preiti: la pistola Beretta 7.65, i proiettili, una mappa di Roma con indicato il percorso dall’hotel alla stazione Termini, dove Preiti ha alloggiato la notte tra sabato e domenica, e piazza Montecitorio, luogo del ferimento dei carabinieri. Sequestrata anche la punta di un trapano trovata nella borsa dell’uomo.

I magistrati, negli atti trasmetti al gip, scrivono che Preiti ha compiuto “atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte, non riuscendo nell’intento per cause indipendenti dalla sua volontà”. Preiti è accusato di tentato omicidio plurimo “per avere con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso esploso sette colpi di arma da fuoco a distanza ravvicinata e ad altezza uomo, attingendo così al collo il carabiniere brigadiere Giuseppe Giangrande e alla gamba l’appuntato Francesco Negri, mentre tentava di sottrarsi al fuoco dietro un riparo, e al giubbotto operativo di tela il vicebrigadiere Marco Delio Murrighile che lo stava affrontando”.

All’uomo è stata contestata anche la detenzione di arma clandestina (una calibro 7.65), di proiettili (cinquanta le cartucce) e la ricettazione. Il tutto con le aggravanti della premeditazione e dell’aver agito contro pubblici ufficiali in servizio di ordine pubblico.

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