Spezia stadio a cielo aperto, festa per 30mila. Poi mille contagi su 92mila abitanti…

Spezia stadio a cielo aperto, Spezia intera città stadio a cielo aperto quel giorno che è stato memorabile. Quel giorno d’estate, di fatto appena poco più di ieri, in cui grande fu la gioia e la festa di piazza e di popolo: la festa della prima Serie A della storia.

Spezia in Serie A e furono trentamila a stringersi in  una comune e collettiva gioia. Comune, collettiva, genuina gioia e gioa…ammassata. Nessuno, nessuna delle autorità politiche e amministrative ebbe il coraggio di obiettare che abbracciarsi tutti per festeggiare la Serie A in tempi di Covid…

LA GENTE LO VUOLE, IL CALCIO LO MERITA, CORONAVIRUS ASPETTAVA

IL coraggio di obiettare qualcosa alla festa degli abbracci nessuno lo ha avuto, proprio no. Forse nemmeno il pensiero ci fosse qualcosa da obiettare. Un terzo della città tutta in corteo e girotondo a sventolare bandiere, inanellare caroselli, stringersi intorno all’orgoglio della Serie A. La gente lo vuole.

E il calcio lo merita, il calcio è genuina passione popolare, il calcio è perfino identità. Oltre che gonfalone è anche industria, impresa. E la promozione in Serie A è storia del calcio. La gente lo vuole, il calcio lo merita e che mai si poteva-doveva obiettare alla città quel giorno tutta uno stadio a cielo aperto?

Si poteva-doveva obiettare che coronavirus aspettava un’occasione come questa, sperava in una tavola da contagio così imbandita di umani. Ma chi si prendeva il carico di una osservazione così antipatica e impopolare? Nessuno. E poi coronavirus non era retrocesso in Serie D, quasi non giocava più secondo il sentir diffuso dell’estate?

SPEZIA: IN TRASFERTA CON L’UDINESE, IN CASA COL COVID ALLO STADIO

La prima di Serie A dello Spezia sarà in trasferta con l’Udinese, nel frattempo un migliaio di cittadini di La Spezia affrontano, in casa, il Covid. Già, mille contagi in due settimane. Mille contagi su 90 mila abitanti, in sole due settimane, una percentuale altissima. 

Perché così tanto coronavirus e Covid a La Spezia? Nell’articolo di Marco Imarisio sul Corriere della Sera si raccontano le opposte narrazioni. C’è chi dà la colpa e la responsabilità, guarda caso, alle comunità immigrate. E chi si ricorda di quel giorno e quella notte della città tutta uno stadio a cielo aperto. Come allo stadio, canti, abbracci, bevute e sventolii e tutti insieme e tutti fratelli. Qualche antipatico e impopolare si fa venire in mente Atalanta-Valencia che era febbraio. Questione di proporzioni, ma, nel suo piccolo, anche una Spezia tutta stadio a cielo aperto…

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