Stamina e nomina Marino Andolina, il Tribunale: “Non sapevamo fosse indagato

Stamina, nomina Marino Andolina, Tribunale: "Non sapevamo fosse indagato"
Marino Andolina (Foto Lapresse)

PESARO – Metodo Stamina, passa al contrattacco il presidente del Tribunale di Pesaro Mario Perfetti dopo la trasfusione eseguita a Brescia dal medico Marino Andolina sul piccolo Federico Mezzina, il bimbo di tre anni e mezzo affetto dal morbo di Krabbe.

Perfetti rompe il silenzio che si era imposto e risponde alle accuse ”gravi e gratuite” incassate in questi giorni sulla nomina di Andolina come commissario ad acta per le terapie sul bambino. Di più: Prefetti, anche a nome dei colleghi, chiede ”la tutela” del Consiglio superiore della magistratura e del Procuratore generale della Cassazione, gli stessi organi che potrebbero metterlo sotto accusa.

Al Tribunale di Pesaro, spiega in una lunga nota inviata all’Ansa,

”non risultava, né in via ufficiale (le indagini penali sono o dovrebbero essere coperte da segreto) né ufficiosa (salvo vaghe notizie di stampa circa una indagine della procura di Torino sul Vannoni e sul suo metodo), che Marino Andolina fosse indagato e tantomeno per quali reati”. E comunque, l’essere ‘indagato’ da un Pubblico ministero ”non rappresenta alcuna preclusione o incapacità all’esercizio della professione”.

Andolina dunque è stato nominato ”considerando non solo la sua disponibilità dichiarata e la competenza specifica quale medico da tempo esecutore dei protocolli di infusione Stamina” ma soprattutto perché ”era l’unico in grado di sostituirsi
personalmente nel praticare le infusioni, nel caso, del tutto prevedibile, in cui i sanitari della struttura avessero opposto
rifiuto agli ordini di servizio del commissario ad acta”. Cosa che poi è puntualmente avvenuta.

L’ordinanza del 3 giugno scorso, sottolinea Perfetti, è stata adottata ”in applicazione e nel più rigoroso rispetto della legge che ha permesso la prosecuzione ‘dei trattamenti su singoli pazienti con medicinali per terapie avanzate a base di cellule staminali mesenchimali avviati anteriormente all’entrata in vigore del presente decreto”’. E Federico, giunto all’epoca alla quinta infusione negli Spedali Civili bresciani, ”rientrava perfettamente in quella previsione”. ”Ogni scelta diversa, dice Perfetti, avrebbe portato, come i fatti hanno dimostrato, alla concreta disapplicazione all’infinito dell’ordine del giudice, e ad al pregiudizio della salute del paziente”.

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