Stefano Colasanti, vigile-eroe morto nell’esplosione sulla Salaria: non era in servizio, ha dato l’allarme

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Dicembre 2018 - 20:54 OLTRE 6 MESI FA
Stefano Colasanti, vigile morto in esplosione Salaria per salvare gli altri

Stefano Colasanti, vigile-eroe morto nell’esplosione: non era in servizio, ha dato l’allarme (Foto Ansa)

RIETI – Il vigile del fuoco che ha perso la vita nell’esplosione del distributore di Borgo Quinzio a Rieti non era in servizio, ma non si è tirato indietro quando ha visto le fiamme. Stefano Colasanti, 50 anni, era diretto a Roma e si è fermato per aiutare le persone coinvolte, dando l’allarme e chiedendo aiuto. Poi la seconda deflagrazione l’ha investito e per lui non c’è stato nulla da fare.

Stefano è una delle due vittime della violenta esplosione che si è verificata nel reatino il 5 dicembre. Il vigile ed eroe lascia una figlia. E nella tragedia il destino ha voluto che il fratello, in servizio presso la Questura di Rieti, abbia saputo della morte di Stefano intervenendo sul posto. Nell’incidente, altri sette vigili sono rimasti feriti: cinque del distaccamento di Rieti Poggio Mirteto e due del distaccamento di Roma Montelibretti. Colasanti era conosciuto a Rieti per la sua attività di sindacalista della Uil ma anche per essere allenatore della squadra di Calcio a 5 femminile del Cittaducale.

Appena il 4 dicembre in occasione dei festeggiamenti di Santa Barbara presso la caserma di Rieti, Stefano aveva preso parte alle esercitazioni simulando il decesso per una deflagrazione di una cisterna Gpl. Qualche collega ora ricorda quei momenti quasi come un presagio: “Lui faceva il morto durante la simulazione dei soccorsi per l’esplosione di una cisterna di Gpl”, raccontano ora i colleghi trattenendo le lacrime. Colasanti era nei vigili del fuoco da 21 anni. 

Colasanti era partito da Rieti ed era diretto a Monterotondo per far revisionare un mezzo dei Vigili del fuoco. Poi sulla Salaria ha visto l’incendio nei pressi di Fara Sabina e si è fermato per aiutare. L’onda d’urto della seconda esplosione però non gli ha lasciato scampo. “E’ morto perché prima per noi vengono gli altri”, dice un collega ancora incredulo.