Stefano Pincarelli: "Mio figlio Mario è un ragazzo perbene. Ma quando beve non capisce più nulla" Stefano Pincarelli: "Mio figlio Mario è un ragazzo perbene. Ma quando beve non capisce più nulla"

Stefano Pincarelli: “Mio figlio Mario è un ragazzo perbene. Ma quando beve non capisce più nulla”

Mario è un ragazzo perbene, i fratelli Bianchi sono bravissimi ragazzi. Ma quando escono bevono e non capiscono più nulla”, dice Stefano Pincarelli, padre di Mario Pincarelli

“Mario è un ragazzo perbene, generoso, ma la sera quando esce beve e non capisce più niente”: a dirlo, intervistato dalla AdnKronos, è Stefano Pincarelli, padre di Mario Pincarelli, uno dei tre ragazzi in carcere per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte a Colleferro (Roma). 

“Mario è stato coinvolto nella rissa con Belleggia (Francesco, ora ai domiciliari nella sua casa di Artena, ndr) e se ne stavano andando, era finito tutto. Due ragazzi che erano lì hanno chiamato i Bianchi chiedendogli di intervenire. Se non avessero fatto quella telefonata tutto questo non sarebbe successo”, racconta Stefano Pincarelli.

“Mario nemmeno se n’era accorto che quel ragazzo fosse morto – aggiunge – quella notte è tornato a casa ma non ci si capisce niente. Stanno sempre bevuti, fumati quando rientrano. Ma stava bene, pulito, preciso quella notte. Lo ha accompagnato a casa un amico che oggi è andato a testimoniare, non è tornato coi Bianchi”.

I fratelli Bianchi

Parla anche dei fratelli Gabriele e Mario Bianchi, anche loro in carcere: “Mi chiamano zio, sono bravissimi ragazzi”. Sabato sera, prima della rissa omicida, Stefano Pincarelli è passato a trovarli: “Sono andato a casa loro poco prima che succedesse il fatto. Ma si sa, quando escono esagerano con l’alcol”.

E sempre l’alcol torna nel racconto dell’uomo: “Mario è un ragazzo affettuoso, quando vede qualcuno in difficoltà deve difenderlo, è fatto così. Ed è per questo che è successo tutto. Mio figlio nemmeno se n’era accorto che quel ragazzo fosse morto. Stanno sempre bevuti, fumati quando rientrano. Ma stava bene, pulito, preciso quella notte. Lo ha accompagnato a casa un amico che oggi è andato a testimoniare, non è tornato coi Bianchi”.

I trascorsi con la giustizia

Mario è incensurato, dice l’uomo: “Ha avuto quel problema tempo fa con un vigile urbano che aveva rimproverato un ragazzo che non aveva la mascherina, gli ha fatto un gesto per invitarlo a lasciar perdere, gli ha detto di andarsene a quel paese e il vigile gli ha dato un calcio nel sedere. Poi una volta lo hanno trovato con l’erba, ma niente di che. Adesso quanti anni lo terranno in carcere? Con sta storia si è rovinato. “Mia moglie l’ha sempre educato, girava sempre pulito, profumato con questa storia si è rovinato”.

Poi racconta i suoi, di trascorsi con la giustizia: “Da ragazzo ho avuto anche io qualche problema ma poi quando mi sono fatto una famiglia basta. Oggi ho 57 anni, è tutto alle spalle. Ma Mario non c’entra con i miei problemi”. 

L’uomo sostiene che il figlio non si fosse reso conto della gravità della situazione: “Se si fosse reso conto di quanto era successo non si sarebbe costituito coi carabinieri. Era rimasto agli schiaffi, alla rissa, ma del ragazzo per terra non se ne parlava. I testimoni lo diranno. Lui quella sera urlava agli altri di smetterla. Quando fai la scazzottata poi finisce lì, Mario non è uno sanguinario che insiste. Solo si fa rispettare, sa il fatto suo”. (Fonte: AdnKronos)

 

 

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