ROMA – Strade più pericolose per i ciclisti: Aurelia, Adriatica, Padana, Emilia e Pontebbana. Solo nell’ultimo anno sono stati oltre 1.400 gli incidenti che hanno coinvolto i ciclisti, quarantanove di loro non ce l’hanno fatta. Ma anche per chi sopravvive spesso la vita cambia, perché il trauma principale in una caduta dalla bici è cranico, con danni non di rado permanenti. E a ben poco serve il caschetto, spiega al Corriere della Sera la dottoressa Maria Grazia Bocci, del centro ad alta specializzazione del Policlinico Gemelli di Roma.
Sul quotidiano milanese Margherita De Bac traccia la mappa delle strade più pericolose e, in base ai dati dell’Istata e dell’Automobile Club, è in grado persino di tracciare l’identikit del momento più pericoloso per i ciclisti italiani: il sabato e la domenica, tra le 10 e le 12, periodo maggio-ottobre, con un picco isolato in agosto. Gli orari e i mesi prediletti dagli appassionati della corsa che approfittano del tempo libero, sottolinea la cronista.
Ecco invece le strade più pericolose:
- Via Aurelia (in particolare la tratta in provincia di Savona)
- Statale Adriatica (in particolare la tratta in provincia di Rimini e Pesaro-Urbino)
- Statale Padana Superiore
- Via Emilia (in particolare la tratta tra Forlì e Cesena)
- Statale Pontebbana
Scrive De Bac:
I dati raccolti dall’Automobil Club in base a statistiche Istat riportano migliaia di traumi importanti, tra quelli che coinvolgono i ciclisti della città e gli appassionati della bici da corsa. Nel 2014, sono state 273 le vittime di incidenti stradali, 16.994 i feriti per un totale di 18.055 mezzi a terra. I casi più gravi sono avvenuti nella rete viaria principale con 1.471 incidenti (73 con più di una bici), 1583 i feriti. In quarantanove hanno perso la vita mentre pedalavano, oltre l’80 per cento per scontri con auto e veicoli merci, soprattutto in prossimità degli incroci e per scontri frontali-laterali.
(…) Le regioni maggiormente interessate da incidenti sono quelle dove le biciclette sono una vera e propria tradizione: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana. (…)
«Il rapporto tra morti e feriti è più alto sulle strade extraurbane. Chi è al volante dovrebbe riflettere sulla vulnerabilità di chi monta in sella. Un semplice spostamento d’aria durante un sorpasso può causare la caduta», avverte Pennisi. E poi ci sono frazioni di secondo in cui dall’abitacolo il ciclista sulla destra non è visibile. Ecco perché può succedere che il guidatore non si accorga dell’urto.
(…) «Sono traumi prevalentemente cranici — dice Maria Grazia Bocci, uno dei medici del reparto che si occupa in particolare di informare le famiglie —. Il caschetto non protegge dalle cadute, in genere la vittima dell’incidente viene scaraventata a terra con violenza, è esposta in ogni parte del corpo. Purtroppo i pazienti che escono dall’ospedale mantengono problemi spesso permanenti. Famiglie distrutte, la vita cambia». E le giornate di sudore e sana fatica all’aria aperta diventano un ricordo lontano.