Strage Caselle, ergastolo al killer Giorgio Palmieri.Dorotea De Pippo a processo

Strage Caselle, ergastolo al killer Giorgio Palmieri. Dorotea De Pippo a processo
Giorgio Palmieri (Foto Ansa)

TORINO – Trascorrerà il resto della vita in carcere il killer della strage di CaselleGiorgio Palmieri, 57 anni, reo confesso del triplice omicidio avvenuto in una villetta alle porte di Torino, è stato condannato all’ergastolo. La sentenza giunge a un anno esatto dal brutale delitto, avvenuto la sera del 3 gennaio 2014 per una manciata di euro. Il gup Loretta Bianco ha rinviato a giudizio anche la moglie, Dorotea De Pippo. La donna è accusata di avere ideato la mattanza della famiglia Allione, presso la quale aveva lavorato come colf fino a pochi mesi prima. “Finalmente una prima parte di giustizia”, ha detto Maurizio Allione, che in quella strage ha perso i genitori e la nonna.

Palmieri confessò subito dopo l’arresto: “Volevo rapinarli, avevo bisogno di soldi. Con i 100 euro del bottino sono andato a fare la spesa”. Il racconto dell’uomo assomiglia alla trama di un film horror. “Ho detto loro che dovevo restituire i 500 euro che mi avevano prestato. Siamo saliti al piano di sopra, mi hanno offerto un caffè e abbiamo chiacchierato”. I soldi Palmieri, però, non li aveva. “Erano stupiti: si sono lanciati uno sguardo come per dirsi ‘cosa è venuto a fare qui?’. Così ho chiesto di andare in bagno, per prendere tempo”.

Al suo ritorno in salotto il killer impugnava un tagliacarte. Palmieri accoltellò a morte prima Claudio Allione, pensionato di 66 anni, poi la moglie Maria Angela Greggio, professoressa in pensione di 65, quindi la madre di quest’ultima, Emilia Campo Dall’Orto, 93 anni. “Povera nonnina, lei non meritava di morire”, disse l’autore della strage ai carabinieri. “Ho dovuto ucciderla perché mi aveva visto in faccia. Dopo le coltellate le ho dato un bacio e l’ho coperta con un piumone”.

Il ritrovamento dei cadaveri avvenne due giorni dopo. A fare la macabra scoperta fu Maurizio Allione, rientrato dalle vacanze con la fidanzata perché non riusciva a mettersi in contatto con la famiglia. In un primo momento i sospetti sembrarono ricadere proprio su di lui. Ma ad incastrare Palmieri fu proprio la tazzina del caffè in cui aveva bevuto, ritrovata dal ragazzo non lontano da casa, dove il killer l’aveva gettata. Il resto lo hanno fatto i tabulati telefonici e i prelievi di denaro, poco più di tremila euro, effettuati con le carte di credito delle vittime.

Ora a processo andrà anche la compagna di Palmieri, accusata dall’uomo di aver ideato il piano criminale. “Mi ha costretto lei a uccidere”, disse lui. L’ex colf, che avrebbe agito per vendetta dopo il licenziamento, ha però ammesso solo di aver effettuato i prelievi con le carte di credito. La verità dovrà ora essere stabilita da un nuovo dibattimento.

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