Studenti al poligono di tiro. Per la scuola è “attività formativa”: polemiche a Vicenza

Studenti portati al poligono di tiro
Foto Ansa

VICENZA – Lezioni di tiro a segno “per potenziare comportamenti ispirati ad uno stile di vita sano“: a vestire i panni dei pistoleri sono state almeno due classi prime dell’Istituto tecnico commerciale Almerico da Schio di Vicenza. Per quattro volte gli studenti quindicenni, sia maschi che femmine, si sono recati a piedi con il loro professore di ginnastica nel vicino poligono di Laghetto e l’esito delle prove ha contribuito al voto in pagella.

A denunciare il caso è il consigliere regionale veneto del Pd Andrea Zanoni che ha raccolto prove documentali e la testimonianza di una mamma su quanto accaduto. Le lezioni si sono svolte il 6, 13, 20 dicembre e 10 gennaio, giorno in cui l’insegnante ha verificato l’abilità al tiro a segno ad aria compressa dei suoi alunni. Zanoni sostiene che “a maggior ragione di questi tempi” quanto accaduto nell’istituto “appaia sconcertante”.

“Nel sito web della scuola questa attività non compare tra quelle legate al piano dell’offerta triennale – accusa il consigliere democratico, fornendo le prove però dell’inserimento della pratica in un opuscolo di presentazione dell’istituto in cui il tiro rientra nella formazione ‘a uno stile di vita sano’ insieme a aerobica, nuoto e rugby – .Posso capire che il tiro a segno sia una disciplina sportiva che, come tutte, punta a creare vivai e promuove la diffusione tra i giovani. Ritengo tuttavia che l’utilizzo di pistole ed armi, seppur a uso sportivo, non debba essere promosso in alcun modo dalla scuola pubblica”. A confermare il tutto è la mamma di uno degli alunni coinvolti nelle lezioni.

“Un giorno mio figlio è venuto a casa portando un foglio con il quale dovevo dare l’autorizzazione a partecipare alle lezioni al poligono – racconta la donna – pagando anche una quota che comprendeva l’assicurazione”. Pur dicendosi fermamente contraria alle armi, per di più nelle mani di un minorenne, la mamma non ha potuto impedire che il ragazzo prendesse parte alle prove, così come il resto della classe. “Mi risulta – sottolinea – che almeno due prime abbiano partecipato alle lezioni”. I valori morali, ammette, hanno dovuto cedere il passo alla necessità di garantire al figlio un buon voto in ginnastica. “Queste cose non mi piacciono, ero assolutamente contraria che mio figlio partecipasse – conclude – ma non potevo rischiare che avesse un giudizio negativo in pagella”.

 

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