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Stupro Milano, il racconto choc dell’anziana: “Mi urlava voglio te”

di Daniela Lauria |2 Settembre 2017 16:13

Stupro Milano, il racconto choc dell'anziana: "Mi urlava voglio te"

Stupro Milano, il racconto choc dell’anziana: “Mi urlava voglio te”

MILANO – “L’ho implorato offrendogli tutti i miei soldi, mi ha urlato io voglio te”. E’ il racconto choc della donna di 81 anni, violentata mercoledì al Parco Nord di Milano. Gianni Santucci sul Corriere della Sera ripercorre quegli atroci momenti attraverso le parole della vittima.

L’anziana, descritta come esile e sempre attiva, ha parlato del suo aggressore come di un uomo sui 30/35 anni, vestito di nero, pelle scura, straniero ma in grado di parlare in italiano. La donna ha spiegato che tutte le mattine esce di casa alle 6 per andare a camminare nel parco. “Cammino a passo spedito, ogni giorno percorro 5 o 6 chilometri, esco vestita normalmente, niente pantaloni o tuta da corsa, l’altro giorno avevo un vestito leggero – ha raccontato – Ad un certo punto ho sentito un oggetto appuntito contro la gola. Mi è sembrato un coltello, ho subito pensato ad una rapina. Non ho potuto girarmi subito. Poi, appena sono riuscita a voltarmi, ho visto un giovane sui 30-35 anni. Straniero. Aveva un cappello nero, maglietta e pantaloni sempre neri. Pelle scura. Non era vestito di stracci, era pulito. Gli ho urlato: ma cosa sta facendo? E lui mi ha risposto: voglio te. In italiano”.

La donna ha spiegato che ha cercato di convincerlo a lasciarla adare, gli ha offerto dei soldi, “anche se in realtà – ha detto – esco solo con il marsupio e dentro le chiavi”. Gli ha fatto notare gli anni che ha. Ma non c’è stato niente da fare. “Saranno state le 6.15, di solito ci sono persone che camminano o corrono, altre che portano a spasso i cani, ma in quel momento non c’era nessuno – ha continuato – Lui ha allontanato il coltello e mi ha bloccato da dietro, tenendomi stretta. E mi ha violentata. Poi mi ha lasciata e mi ha detto che potevo andare”.

Tornata a casa la donna si è subito lavata e disinfettata e poi ha chiamato il figlio che le ha detto di sporgere denuncia. “Io non riuscivo neanche a pensare a quello che era successo e sono andata come tutti i giorni all’ospedale dove come volontaria assisto i malati – ha raccontato – Mi sono avvicinata a un’infermiera per chiederle un consiglio e lei mi ha accompagnata subito al pronto soccorso: sono stata visitata al Niguarda e poi alla Mangiagalli”.

Alla clinica Mangiagalli c’è un centro specializzato antiviolenza. “Mi auguro lo prendano presto, e che paghi, so che ce l’avrò nella mente per sempre – ha aggiunto – Se l’avesse fatto a una ragazza giovane, probabilmente si sarebbe trascinata lo choc per tutta la vita, io non ho davanti tanti anni, ma ci sono persone che si uccidono per questo”.

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