Sud: allarme giovani, due su tre senza lavoro

ROMA – Nel Sud e' ''emergenza giovani: due su tre sono a spasso'', ossia senza un'occupazione, e oltre il 30% dei laureati under 34 non lavora e non studia. A lanciare l'allarme e' il Rapporto Svimez 2011 sull'economia del Mezzogiorno, che verra' presentato il prossimo 27 settembre, le cui anticipazioni sono state rese note venerdì 29 luglio.

Nel Mezzogiorno – secondo i dati del Rapporto – il tasso di occupazione giovanile (15-34 anni) e' giunto nel 2010 ad appena il 31,7% (il dato medio del 2009 era del 33,3%; per le donne nel 2010 non raggiunge che il 23,3%), segnando un divario di 25 punti con il Nord del Paese (56,5%). ''La questione generazionale italiana – segnala la Svimez – diventa quindi emergenza e allarme sociale nel Mezzogiorno''.

Aumentano, inoltre, i giovani Neet (Not in education, employment or training) con alto livello di istruzione. Quasi un terzo dei diplomati ed oltre il 30% dei laureati meridionali under 34 non lavora e non studia. ''Sono circa 167 mila i laureati meridionali fuori dal sistema formativo e del mercato del lavoro, con situazioni critiche in Basilicata e Calabria. Uno spreco di talenti inaccettabile''. In sette anni (2003-2010), al Sud, gli inattivi (ne' occupati ne' disoccupati), sono aumentati di oltre 750mila unita'.

Nel Sud Italia una persona su quattro non lavora, se consideriamo anche i lavoratori in cassa integrazione e gli scoraggiati.

Nel 2010 – si legge nello studio – il tasso di disoccupazione nel Sud e' stato del 13,4% (contro il 12% del 2008), piu' del doppio del Centro-Nord (6,4%, ma nel 2008 era il 4,5%). Se consideriamo tra i non occupati anche i lavoratori che usufruiscono della Cig e che cercano lavoro non attivamente (gli scoraggiati), il tasso di disoccupazione corretto salirebbe al 14,8%, a livello nazionale, dall'11,6% del 2008, con punte del 25,3% nel Mezzogiorno (quasi 12 punti in piu' del tasso ufficiale) e del 10,1% nel Centro-Nord.

In Italia ''i consumi a livello nazionale crescono moderatamente nelle famiglie (+1%), mentre calano nella Pa per effetto delle manovre correttive (-0,6%)''.

A livello disaggregato, spiega lo studio, la performance nelle due aree e' simile nella spesa della Pa (-0,5% al Sud, -0,6% al Centro-Nord). Non e' cosi' per le famiglie: nel 2010 l'incremento della spesa nel Mezzogiorno e' stato un terzo del Centro-Nord (+0,4% contro +1,3%). In particolare, i consumi di vestiario e calzature sono aumentati nel Centro-Nord del 3,9%, solo dello 0,7% al Sud; giu' invece la spesa per beni alimentari (-0,4%), rispetto al +0,3% dell'altra ripartizione, una chiara indicazione delle difficoltà delle famiglie meridionali a sostenere il livello di spesa. Da segnalare che dal 2000 al 2010 la spesa delle famiglie al Nord e' cresciuta dello 0,5%, al Sud e' scesa dello 0,1%. Più elevata nel periodo la spesa della PA: +1,4% al Sud, +1,6% nel Centro-Nord.

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