Si è ucciso a Nettuno, sul litorale romano, Bruno Fortunato, 62 anni, poliziotto della Polfer in pensione, che restò ferito il 2 marzo 2003 nella sparatoria sul treno Roma-Arezzo, nella quale morirono il sovrintendente di polizia Emanuele Petri, il brigatista Mario Galesi e fu catturata Nadia Desdemona Lioce.
Fortunato si è ucciso sparandosi con la sua pistola di ordinanza.
«Un ottimo servitore dello Stato, una persona che ha fatto il suo dovere fino in fondo a rischio della vita. Questo si può e si deve dire». Così l’avvocato Antonio Bonacci ricorda Bruno Fortunato di cui fu legale, come parte civile, al processo per la sparatoria sul treno Roma-Firenze.
«È una cosa che non mi aspettavo»: sono le poche parole che Alma Petri, la vedova di Emanuele, l’agente della polfer ucciso dalle Br, ha pronunciato dopo avere appreso la notizia del suicidio di Bruno Fortunato. La donna è apparsa visibilmente scossa e non ha voluto commentare ulteriormente quanto successo.
Bonacci è sorpreso e scosso dalla notizia del suicidio del poliziotto, che non sentiva da un po’ di tempo. Non vuole commentare. Ricorda solo che Fortunato «era il personaggio meno conosciuto della sparatoria sul treno, ma cardine, è stato grazie a lui che fu bloccata Nadia Desdemona Lioce. Gli va riconosciuto e tributato quello che merita».
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