Come mai alla Sicilia (e solo alla Sicilia) va un ottavo di tutti gli incassi delle giocate al Superenalotto fatte nell’isola? Perché lo Stato non è altrettanto generoso con Piemonte, Lazio o Calabria e neppure con le altre regioni a statuto speciale? Le domande, poste da Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, rimangono per ora senza risposta.
L’erario lascia alla Sicilia il 12,25% della raccolta locale. Un privilegio che ha consentito all’ente governato da Raffaele Lombardo di incassare soltanto in queste prime settimane d’agosto 2,7 milioni di euro. Quasi quanto il governo ha distribuito in tutto il 2008 alle organizzazioni di assistenza umanitaria con l’8 per mille.
Lo Stato incassa il 49,5% delle somme giocate agli sportelli Sisal di tutta Italia tranne al di là dello Stretto di Messina dove questa sua percentuale scende a poco più del 37% poiché, in base all’articolo 6 della legge 599 del 1993 e del successivo decreto 11 giugno 2009 («Misure per la regolamentazione dei flussi finanziari connessi all’Enalotto»), deve lasciare il 12,25% delle somme giocate nell’isola alla Regione. La quale incassa i soldi in aggiunta alla quota di diritto fisso (0,052 euro per ogni colonna giocata) e all’aggio delle ricevitorie (8% della raccolta).
Una somma non di poco conto, siccome dalla Sicilia arriva il 6,8% circa della raccolta nazionale. Visto che da gennaio ad oggi i siciliani hanno giocato oltre 143 milioni, «a Palazzo d’Orléans sono arrivati circa 15,6 milioni nel 2009, e già 2,7 milioni nel solo mese di agosto».
Intanto, cominciano ad essere vinti i jackpot da guinnes che i vari giochi a premi offrono nel mondo. Ieri è stato centrato il Powerball americano che metteva sul piatto un montepremi – nel valore accumulato – di oltre 181 milioni di euro. Il jackpot ora ripartirà da 20 milioni di dollari.
E cosa succederà al Superenalotto nostrano? Il gioco italiano detiene il jackpot più elevato del momento, 144 milioni di euro in palio stasera.