ROMA – Stiamo facendo l’accordo con la Svizzera per tassare i conti correnti dei cittadini italiani a Lugano e Ginevra e tentare di ‘scovare’ centinaia di evasori fiscali: arriveranno, allora, allo Stato italiano circa 10 miliardi degli evasori? Si stima che il valore complessivo dei conti italiani aperti in Svizzera sia di 100-150 miliardi di euro, soldi esportati di nascosto per decenni e sfuggiti a qualsiasi tipo di tassazione. In molti casi però sarà difficile risalire agli intestatari dei conti corrente, specie per chi opera attraverso i “trust”, e quindi ancor più difficile tassarli, e c’è il rischio che gli investitori trasferiscano i soldi in altri paradisi fiscali in tempo per sfuggire alle tasse italiane. Ecco perché, al netto di questi possibili inconvenienti, dall’operazione “trasparenza Svizzera”, all’Italia potrebbero arrivare circa 10 miliardi. Tutti soldi comunque recuperati a persone che in Italia sono evasori totali.
Come pensano di muoversi Italia e Svizzera? Il meccanismo è semplice e segue gli accordi già fatti da Germania e Gran Bretagna: si garantisce agli investitori l’anonimato ma gli si applica una pesante tassa “una tantum” (si pensa ad un’aliquota del 20%) e poi un’imposta annuale sulle rendite secondo la regolare aliquota imposta dal governo italiano.
La Svizzera, quindi, vestirà i panni di esattore e in cambio conserverà il segreto bancario, punto di forza fondamentale per attirare capitali nel Paese. Si stima che nelle casse dello Stato potrebbero affluire sino a 25 miliardi di euro, ma la cifra rischia di essere abbattuta dai fattori di cui sopra: l’effettiva capacità di risalire agli intestatari dei conti e il rischio di trasferimento in altri paradisi fiscali. Per questo al Tesoro c’è chi, scrive ‘La Stampa’, crede al massimo in 10 miliardi di introiti. Per evitare un’emorragia di capitali, il Tesoro sembra stia valutando, tra le altre ipotesi, l’emissione speciale di un Btp che sarebbe acquistato dai correntisti col denaro della una-tantum.