I tagli previsti dalla Finanziaria potrebbero costringere la Lombardia a diminuire le spese per la rete dei trasporti regionali. E potrebbe sparire addirittura il 30 per cento dei treni destinati ai pendolari. «Le ripercussioni saranno pesantissime, al punto da essere insostenibili – ha dichiarato Raffaele Cattaneo, assessore regionale alle Infrastrutture – e si tratterebbe di ridurre i servizi fino al trenta per cento. Non è un aggiustamento o una razionalizzazione degli sprechi, ma un taglio netto, forte e insostenibile dei servizi. Faremo sentire la nostra voce e credo che in sede parlamentare si saprà trovare una soluzione più equilibrata. Quella contenuta nella manovra non è percorribile: o cambia o ci costringerà, senza possibilità di alternativa, a tagliare i servizi». Non è dello stesso avviso il leghista Davide Boni, presidente del consiglio regionale. «Inutile negare che sarà una manovra di grandi sacrifici – ha detto. Siamo tutti in grande apprensione, ma la grande domanda che dobbiamo porci è: qual è l’alternativa? Facciamo a qualcuno la dieta leghista, come abbiamo già fatto con gli sprechi del Lazio, della Campania o della Sicilia? Una procedura troppo affrettata potrebbe provocare il crac del Paese».
Se il taglio ai treni sarà confermato, la reazione dei pendolari sarà durissima. Giorgio Dahò, portavoce generale dei passeggeri lombardi, ha dichiarato che «in caso di tagli si scatenerà la rivolta. Sarebbe un fatto molto grave: anche negli anni scorsi Trenitalia minacciò riduzioni del servizio ma ipotizzò percentuali assai inferiori. Questo succede anche perché non si è mai voluta fare un’analisi seria dei costi e dei ricavi legati ai miglioramenti di produttività: come, per esempio, agire sulle velocità commerciali, che porterebbe a una riduzione dei costi del 10 per cento, e senza tagli. Ma la Regione preferisce non toccare i regolamenti farraginosi delle ferrovie e progetta invece di togliere servizi che sono appena stati attivati. Non credo che tutto questo possa essere definito una programmazione seria». Dello stesso avviso anche Adele Ghilardi, portavoce dei pendolari bresciani: «Vorrà dire che saremo costretti a scendere da treni strapieni e restare sui marciapiedi delle stazioni. È quello che succede già quasi tutte le mattine alla stazione di Lambrate, ma se dovessero tagliare le corse dovremo rassegnarci e tornare ad usare le auto. Sarebbe paradossale dopo gli sforzi che sono stati fatti per potenziare le infrastrutture. Ogni volta ci auguriamo che il peggio sia passato, ma di fronte a questa prospettiva non posso che arrendermi e ammettere che invece al peggio non c’è mai limite».