Tamara Pisnoli: “Quelle minacce? Era una battuta”

Tamara Pisnoli: "Quelle minacce? Era una battuta"
Tamara Pisnoli: “Quelle minacce? Era una battuta”

ROMA – Una “battuta”, una “provocazione”. Si difende così, tramite il suo avvocato, Tamara Pisnoli, da giorni ai domiciliari nel suo lussuoso appartamento nella zona Torrino, Roma Sud. E’ stata arrestata nell’ambito dell’inchiesta sulle minacce, le violenze e il sequestro di un imprenditore, Antonello Ieffi, che non si decideva a restituire la somma di un prestito lievitata a dismisura. Indagata insieme ad altre persone, Tamara al giudice che la ascolterà venerdì proverà a spiegare che poco o nulla sapeva dei metodi usati dalla compagnia che prestava soldi con tassi da usurai.

E dovrà spiegare soprattutto quella frase intercettata: “Sai quanto ce metto a fa ammazza’ ’na persona? Basta che metto 10mila euro in mano a un albanese? Non ce metto niente!”. Frase, nella spiegazione fornita a freddo dalla Pisnoli e mediata dal suo avvocato, diventa nient’altro che una pittoresca esternazione in un momento di rabbia. “Era una battuta, una provocazione. Spiegavo solo che quelle reazioni violente sono a basso costo, ma proprio per dire che non mi interessano”.

Pisnoli aveva pagato 80mila euro a Ieffi per un impianto fotovoltaico. A suo dire, dietro suggerimento dell’allora fidanzato Manuel Milano, anche lui indagato. Finita la storia Tamara vuole uscire dall’affare e chiede a Ieffi gli 80mila euro versati. I soldi chiesti a Ieffi però salgono fino a 150mila euro: Pisnoli si difende dicendo che non sapeva nulla di come Milano e soci costringevano Ieffi a tirare fuori i soldi, né che la cifra fosse lievitata. Il sequestro e le torture a Ieffi avvengono però nell’appartamento della Pisnoli, nel luglio 2013: la donna dovrà spiegare anche questo.

 

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