Tampone rapido Covid, risultato via email prima ancora di averlo fatto: il caso a Palermo

di Antonella del Sordo
Pubblicato il 1 Febbraio 2021 - 14:59| Aggiornato il 25 Aprile 2021 OLTRE 6 MESI FA
Sardegna resta arancione: per il Tar non ci furono errori e non erano passate le 2 settimane

Sardegna resta arancione: per il Tar non ci furono errori e non erano passate le 2 settimane (Foto Ansa)

Le barzellette in pandemia

Anche se da ridere c’è proprio poco. 

C’era una volta il Covid e una sanità impreparata, che fece le disumane cose per contrastare il virus nelle corsie degli ospedali. 

Poi arrivarono i tamponi e i cittadini rimasero intrappolati nelle procedure di prevenzione e controllo, pre, durante e post malattia. 

Test rapidi e test molecolari. Alcuni da fare per la quarantena fiduciaria, altri per aprire all’inps l’evento di malattia. Poi quelli di conferma in caso di positività ma anche di negatività.  E poi quelli per tornare in “circolazione”, uno .. due.. no almeno tre. Dai facciamo due, ma solo se il primo era negativo. Falsi positivi, falsi negativi. Il caos

E nelle pieghe del caos, si insidiò l’errore umano. Che ci sta. Ci sta sempre, per carità. Ma fu così che in tutta Italia, si moltiplicarono episodi da “burocrazia impazzita”. Come quello subito da due miei colleghi catanesi, conviventi,  rimasti “incarcerati” a casa quasi oltre due mesi. L’asp aveva infatti anticipato alla coppia, per telefono, il risultato del test: Negativi. Ma poi dagli uffici avevano dimenticando di mandare il referto ovvero il documento necessario per tornare in libertà e rientrare ufficialmente anche al lavoro. O come quello successo oggi a Palermo. Per fortuna il Commissario Renato Costa ci rassicura: se fosse stato positivo, non sarebbe successo. E se lo dice lui, non ci resta che crederci.

#storiediordinariafollia 

La notizia

Prenota un tampone rapido per la diagnosi del coronavirus Sars-CoV-2, ma prima ancora di averlo fatto riceve l’esito. E’ accaduto a Palermo. Protagonista della vicenda, una ragazza di 16 anni. 

La giovane, informa Palermo Today, si era registrata sul sito dell’azienda sanitaria della provincia di Palermo per sottoporsi al tampone antigenico in vista del rientro a scuola con il passaggio della Sicilia alla zona arancione. Ma prima ancora di farlo ha ricevuto l’esito negativo. 

Il racconto della famiglia della ragazza sul tampone rapido mai fatto

“Dato che per gli istituti superiori è stato deciso di posticipare il ritorno in classe a lunedì 8 febbraio – ha spiegato la famiglia della ragazza a Palermo Today – avevamo deciso di annullare il tampone e spostarlo di qualche giorno. Prima ancora di potere chiamare l’Asp e cancellare la registrazione ci è arrivata una mail dal Dipartimento prevenzione che ci ha lasciati di sasso”.

Nella mail, infatti, c’era il risultato del tampone mai eseguito: “Si trattava del referto, arrivato dopo la registrazione ma prima ancora di sottoporsi al test, in cui veniva indicato il risultato: negativo. Non ci siamo preoccupati e non lo avremmo fatto anche se fosse risultato positivo ma a questo punto, pur credendo nella buonafede del lavoro svolto, non ci fidiamo più e preferiamo farlo privatamente”. 

La difesa del commissario straordinario dell’Asp di Palermo

Secondo quanto ha spiegato a Palermo Today il commissario straordinario dell’Asp Renato Costa “qualcuno degli operatori potrebbe avere sbagliato a digitare il numero della prenotazione inserendo quello di un’altra persona. E’ un errore che può succedere, ci sarà stato un solo caso. Statisticamente può capitare volta ogni 5mila tamponi”. 

Un errore che comunque, spiega ancora Costa, non sarebbe accaduto in caso di esito positivo: “Mandiamo via mail i referti con esito negativo – ha detto a Palermo Today -. I positivi al test antigenico invece seguono un altro percorso e vengono accompagnati dai volontari nella postazione in cui sottoporsi al test molecolare. Non dobbiamo sottovalutare però il vantaggio di avere una procedura grazie alla quale si evitano i contatti, in maniera tale da escludere la trasmissione del virus con oggetti toccati dagli operatori, dai ‘tamponatori’ e dalle persone che fanno il tampone”.