Tangenti a Parma: 11 arresti. Anche dirigenti del Comune e il capo vigili

PARMA – Il sindaco di Parma ha detto che non presenterà le dimissioni richieste dall'opposizione e sembra, in forma ufficiosa, da una parte della sua stessa maggioranza, ma quella che si è abbattuta alle prime luci dell'alba è una bufera che investe anche Pietro Vignali, primo cittadino civico appoggiato dal centrodestra. Undici gli arrestati dalla Guardia di Finanza per peculato e corruzione, tra cui imprenditori, due stretti collaboratori del sindaco, Emanuele Moruzzi e Carlo Iacovini, e il comandante della Polizia Municipale, Giovanni Maria Jacobazzi.

Moruzzi, direttore del settore Mobilità e Ambiente del Comune, Iacovini, ex dirigente in una società partecipata (Infomobility) e ora responsabile di un progetto comunale, e Jacobazzi sono accusati di aver distratto, con un complesso e ramificato sistema di false fatturazioni, somme destinate ad opere di pubblica utilità, mai realizzate o eseguite per importi molto inferiori.

Soldi pubblici 'drenati' grazie all'aiuto di Mauro Bertoli, direttore di Enia, multiutility partecipata anche dal Comune di Parma (poi confluita con Iride in Iren), accusato di aver gestito il sistema delle tangenti che lo scorso anno ha portato agli arresti Nunzio Tannoia, funzionario di Enia che materialmente – secondo le indagini – ha intascato le mazzette.

Un sistema che coinvolgeva ''controllati e controllori'', secondo il procuratore Gerardo Laguardia, e che è venuto allo scoperto proprio con la prima tranche di indagini.

Sono finiti nella rete degli inquirenti anche Ernesto Balisciano, della società Enjoy, che si occupava dei lavori del verde pubblico, arredi urbani e pulizia delle strade; Gianvittorio Andreaus e Tommaso Mori, titolari della società Sws; gli imprenditori Gianluca Faccini, Norberto Mangiarotti e Alessandro Forni, quest'ultimo già arrestato nella prima tranche dell'inchiesta un anno fa.

Un investigatore privato, Giuseppe Romeo Lupacchini, di Monza, è stato arrestato per i suoi rapporti con il comandante della Municipale: quest'ultimo, secondo le ipotesi di reato, gli vendeva informazioni riservate 'pescate' dal sistema informatico del Ministero dell'Interno.

Gli incontri tra i due sono avvenuti a Monza, dove Jacobazzi si recava con un'auto del Comune, sotto l'occhio delle videocamere Gdf. ''Quattromila euro il prezzo delle informazioni'', ha spiegato il colonnello Guido Geremia, comandante delle Fiamme Gialle parmigiane.

Ma questo 'filone' dell'inchiesta è un corollario alle accuse principali. Ricorrendo a intercettazioni telefoniche ed ambientali, la Procura ha scoperto che Enia ''era diventata una mucca da mungere''.

La società energetica si occupava, per conto del Comune, degli appalti per la manutenzione delle strade e dei giardini. Le fatture gonfiate si riferiscono a lavori di fatto non eseguiti nelle strutture destinate all'accoglimento di cani e gatti randagi, a interventi per la sistemazione del Lungoparma e spazzatura della neve, settori in cui operano molti degli imprenditori arrestati.

''I soldi per il recinto e lo sgambatoio dei cani antidroga acquistati dal Comune – ha insistito Geremia – sono stati usati per la costruzione del giardino pensile della casa di Jacobazzi a Santa Marinella''.

Lavori dello stesso genere sono stati eseguiti nelle abitazioni degli altri dirigenti arrestati. Il totale delle 'distrazioni' accertate è di 470.000 euro, ma gli stessi inquirenti ammettono che si è riusciti a tracciare solo una parte dei soldi passati sottobanco dagli imprenditori ai funzionari, e che di molte 'mazzette' esistono le prove ma non l'ammontare; Laguardia ha detto che ''l'inchiesta continua''.

Nei confronti di Jacobazzi c'è anche un'altra imputazione: tentata concussione. Avrebbe cercato di far 'togliere' una multa staccata da un suo agente al ristorante di un noto imprenditore parmigiano. Proprio lui, tuonano i sindacati di categoria, che pochi giorni fa aveva dato conto di iniziative disciplinari verso otto vigili 'assenteisti'.

Il Pd, anche con il segretario regionale Stefano Bonaccini, ha chiesto le dimissioni di Vignali ''per rispetto verso la citta'. E' responsabile non solo delle proprie azioni, ma anche di quelle di coloro cui delega compiti importanti per il governo cittadino''. ''Parma si ribelli al dilagare della disonesta''', hanno sottolineato Cgil e Uil. ''Non mi dimetto'', ha replicato Vignali: ''I fatti, molto seri e preoccupanti, sono strettamente personali''.

I dirigenti sono stati sospesi ed è stata decisa la nomina di un avvocato ''per tutelare il Comune in caso di danni per l'Amministrazione'', ha detto in Consiglio comunale, accolto in aula al grido di ''ladro, ladro'' dal pubblico, mentre all'esterno circa 300 persone urlavano ''dimettiti'' per poi lanciare monetine contro esponenti della maggioranza quando sono usciti dal Municipio.

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