Tangenti Enav, accuse a cinque politici. Uno è l’ex ministro Brancher

Pubblicato il 29 Luglio 2011 - 11:42 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Mazzette per le assengnazione delle commesse alle società Enav e Selex di Finmeccanica versate a  altri cinque politici. Lo avrebbe detto, secondo quanto riporta Fiorella Sarzanini sul Corriere della Sera, l’imprenditore Tommaso Di Lernia attualmente agli arresti domiciliari perché accusato di illecito finanziamento proprio per aver pagato la barca al deputato Pdl Mauro Milanese in cambio di appalti.

Uno dei nomi che trapela, spiega Sarzanini, è quello di Aldo Brancher, ministro per 17 giorni prima delle dimissioni rassegnate perché sotto processo per la vicenda Antonveneta. Brancher, l’anno scorso, fu condannato a due anni per ricettazione e appropriazione indebita. Di Lernia, poi, avrebbe puntato il dito anche contro il ministro dei Trasporti Altero Matteoli definito “il politico di riferimento delle imprese che operano su Venezia”. Quanto agli altri nomi, scrive il Corriere, a parte il fatto che sarebbero due del Pdl e uno dell’Udc, nulla filtra.

Quanto alla casa occupata da Giulio Tremonti, Sarzanini scrive: “Una conferma alle sue dichiarazioni sul pagamento della casa al centro di Roma occupata dal responsabile dell’Economia da parte del titolare della «Edil Ars» Angelo Proietti, sia pur con diverse modalità, è già arrivata dal diretto interessato. «È vero – ha detto – per due anni all’affitto di quell’appartamento ho provveduto io»”.

Il racconto di Di Lernia ai magistrati riportato dal Corriere è chiaro: “«Lorenzo Cola (consulente di Finmeccanica che lo aveva coinvolto nel giro degli appalti, anche lui ancora agli arresti domiciliari, ndr ) mi disse che Proietti era il soggetto che Milanese gli aveva descritto come “il tipo che mi dà 10.000 euro al mese per pagare l’affitto a Tremonti”». Il 7 luglio scorso il ministro ha lasciato intendere di essere stato ospite, ma poi è stato Milanese ad affermare – nella memoria consegnata al Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio – che Tremonti gli dava 1.000 euro a settimana, così raggiungendo la metà dell’affitto fissato in 8.000 euro mensili”.

Ma, spiega Sarzanini, la versione di Proietti è diversa: “«Fui io a far avere a Milanese un appartamento del Pio sodalizio dei Piceni e poi lui prese anche quello di via di Campo Marzio. Poiché doveva essere ristrutturato fissai il costo dei lavori in 200 mila euro e quella cifra riuscii a fargliela scalare dal canone. In realtà la ristrutturazione mi costò circa 50 mila euro, la feci a titolo gratuito». Tenendo conto che il canone annuale è di complessivi 96 mila euro, se Proietti dice il vero per due anni quell’appartamento non è costato a Milanese e a Tremonti neanche un centesimo. Da verificare è anche il racconto di Di Lernia sul «ricatto» di Cola a Tremonti. «Gli disse che se non confermava Guarguaglini alla presidenza di Finmeccanica, avrebbe svelato le sue porcate e quelle dei suoi consiglieri», dichiara nel primo interrogatorio alla presenza del suo difensore Natale Perri. Successivamente aggiunge un dettaglio che può servire da riscontro: «So per certo che alla lite ha assistito un testimone. Cola può indicarvi il suo nome»”.