Taranto, schiacciato da un telaio in ferro: operaio 45enne muore al porto

Secondo una prima ricostruzione le pale eoliche erano state tutte sbarcate e si stava procedendo al posizionamento a terra dei telai in ferro quando, per cause in corso di accertamento, uno di questi si è ribaltato travolgendo l'operaio.

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Marzo 2022 - 12:46 OLTRE 6 MESI FA
Taranto, schiacciato da un telaio in ferro: operaio 45enne muore al porto

Taranto, schiacciato da un telaio in ferro: operaio 45enne muore al porto (foto d’archivio Ansa)

Un operaio è morto al porto di Taranto.  Massimo De Vita, questo il suo nome, è stato schiacciato e ucciso da un grosso telaio in ferro che si è ribaltato durante le operazioni di movimentazione a terra di un carico di pale eoliche danneggiate. 

Secondo una prima ricostruzione le pale eoliche erano state tutte sbarcate e si stava procedendo al posizionamento a terra dei telai in ferro quando, per cause in corso di accertamento, uno di questi si è ribaltato travolgendo l’operaio.

La nota della CGIL

“Massimo De Vita non c’è più, ma c’è una storia, la sua, e quella di Natalino Albano, altro operaio morto quasi un anno fa a 300 metri dalla tragedia di oggi, e che non vogliamo più declinare al passato. Archiviarla tra le cose accadute e dimenticate”.

Così Paolo Peluso, segretario generale della Cgil di Taranto, commentando l’incidente sul lavoro avvenuto questa mattina al quarto sporgente-Lato Ponente del porto di Taranto, costato la vita a Massimo De Vita, 45 anni, padre di due figli e ex operaio TCT.

“In questo momento – aggiunge Peluso – le autorità incaricate delle indagini sull’incidente, stanno verificando le dinamiche, ma a quanto pare Massimo De Vita, operaio esperto anche per la sua decennale esperienza all’interno dell’ex Taranto Container Terminal, aveva appena iniziato il suo turno di lavoro. Oggi avrebbe dovuto caricare i castelletti in acciaio che sorreggono nel trasporto le pale eoliche. Non si comprende ancora come uno di questi manufatti in acciaio sia caduto proprio sul corpo di De Vita che purtroppo non avrebbe avuto scampo”.

“Era un nostro iscritto – sottolinea il segretario provinciale della Filt Cgil Francesco Zotti -. Suoneremo nuovamente quelle tragiche sirene e speriamo che questa volta riescano a ridestare le coscienze di tutti. Alla famiglia e agli amici di Massimo, tutto il cordoglio della Cgil e della Filt”.

La nota dell’Amil Taranto

“Se dovessero emergere responsabilità dell’azienda della quale la vittima era dipendente, l’Anmil Taranto intende costituirsi parte civile nel relativo procedimento”.

Lo dichiara Emidio Deandri, vicepresidente nazionale dell’associazione per mutilati e invalidi del lavoro.

Taranto, osserva Deandri, è “una città che paga, con tragica periodicità, un pesantissimo tributo di vita umane allo ‘sviluppo del Paese’. Lo paga con tanti lavoratori che, come oggi Massimo De Vita, escono tranquilli di casa la mattina salutando i figli e non tornano più, schiacciati da un carico o cadendo in mare in una gru, e lo paga riempiendo gli ospedali di lavoratori affetti da malattie professionali e di tanti cittadini con patologie tumorali”. L’unica attenzione “che riserva anche questo Governo a Taranto – attacca il vicepresidente Anmil – è per la produzione necessaria per il Pil nazionale, oggi più che mai strategica per la crisi energetica e per quella derivata dalla guerra. Il premier Mario Draghi si preoccupa della produzione, ma non spende una parola per la sicurezza sui posti di lavoro e per abbattere l’inquinamento che ammala i tarantini. Questo è inaccettabile. Siamo stanchi di assistere a questo stillicidio di morti bianche e non abbiamo più parole per esprimere la nostra rabbia di fronte a queste barbarie, perché tali sono”, conclude.