«Non sono la lunga mano di nessuno» Massimo Tartaglia, il lanciatore del Duomo in miniatura, in isolamento a San Vittore, davanti al giudice Paola Di Censo ha ripetuto quanto detto al pm Armando Spataro, agli avvocati e allo psichiatra. «Quello che ho fatto domenica — ha chiarito Tartaglia — è stato frutto di un momento di rabbia che mi ha assalito all’improvviso… Non è vero che avevo pensato di aggredire Berlusconi alla mattina, non avevo nessun piano… Volevo ascoltare il suo comizio… Il pezzo di plexiglas ritrovato nella sacca l’avevo infilato perché pensavo sarebbe potuto servire per difendermi in caso di disordini… ».
Finite di nuovo nel verbale dell’interrogatorio di garanzia anche le sue simpatie politiche. Padre, madre e fratello, ha raccontato, simpatizzano per il Pd. «E anch’io sono abbastanza d’accordo con il Pd, ma quello che mi piace di più è Di Pietro, l’Italia dei Valori dice cose giuste…».
Per Tartaglia l’accusa ha chiesto la custodia in carcere per lesioni aggravate, i difensori, invece, vorrebbero che andasse in una comunità protetta che ha già dato la sua disponibilità. Il posto, però, si libererà solo il 4 gennaio, e fino ad allora i difensori Daniela Insalaco e Gian Marco Rubino hanno chiesto che possa essere trasferito nel reparto psichiatrico di un ospedale.
La Digos ha anche interrogato i due fratelli che hanno raccontato a “Striscia la Notizia” di avere avvisato un agente, di servizio in piazza, della presenza di un folle che voleva colpire Berlusconi. Ma davanti al foglio del verbale, non firmato, i due hanno hanno ammorbidito il racconto precisando di avere notato un esagitato ma di non avere colto alcun elemento per poterlo collegare al premier. In ogni caso la questura di Milano lavora per dare nome e cognome al poliziotto che avrebbe ricevuto la segnalazione e avrebbe detto ai due fratelli di chiamare il 113.
Prosegue anche l’identificazione del gruppo di contestatori che a margine del comizio di Berlusconi volevano esporre uno striscione. Saranno tutti denunciati per manifestazione non autorizzata.
Non ha trovato alcun riscontro fra gli inquirenti invece, il racconto di Andrea Di Sorte, coordinatore dei club della Libertà. Ha raccontato, e confermato al Corriere della Sera, di avere avuto la «percezione» che qualcuno potesse aver armato la mano di Tartaglia, passandogli la statuina. Ma chi indaga ha la certezza che le cose siano andate così come è già stato ricostruito. Il lanciatore del Duomo in miniatura ha fatto tutto da solo, acquistandolo poco prima.