Scherzi di guerra su miao e bau. Rissa politica sulla tassa cani e gatti

ROMA – L’allarme per i padroni di cani e gatti è durato un pomeriggio: tutto per una “battuta”. Il governo nel giro di poche ore ha aperto e chiuso alla proposta su una possibile tassazione da parte dei Comuni sui proprietari di animali domestici che fosse utile a finanziare iniziative contro il randagismo. Prima l’annuncio del sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo che ha detto: “In via di principio il governo concorda”. Ma dopo la bufera di animalisti e parlamentari, da Twitter si corregge: “Tranquilli nessuna tassa. Era solo una battuta”. In serata anche l’annuncio di Gianni Mancuso (Pdl), relatore della proposta in Commissione Affari Sociali alla Camera, che si dice pronto a ritirare l’imposta dal ddl.

“Era una tassa di scopo – spiega Mancuso – pensata per permettere ai Comuni di attivare un piccolo capitolo di spesa con cui affrontare la gestione degli animali, come i cani randagi o le colonie feline”. Ma Polillo ha pensato di scherzarci su facendo insorgere animalisti e parlamentari. Il sottosegretario ha fatto poi sapere che “la proposta è stata avanzata da un parlamentare per combattere il randagismo. Si tratta di un compito che spetta ai Comuni e non allo Stato centrale. Nessun ripensamento o smentita quindi ma semplice precisazione dei reali termini della questione”. “Il parlamento – ha precisato in seguito – resta comunque sovrano per disciplinare la materia come riterra’ opportuno, ferma la prerogativa del governo nelle sedi opportune”.

Il provvedimento (‘Norme in materia di animali d’affezione e di prevenzione del randagismo e tutela dell’incolumità pubblica’) aveva iniziato il suo iter nell’aprile 2009 a partire da una proposta di legge di due deputate del Pdl, Jole Santelli e Fiorella Rubino Ceccacci.

LE REAZIONI Nel pomeriggio di venerdì si sono avvicendati nella protesta, Enpa, Legambiente e Lav. “Stupisce che vi sia ancora qualcuno in Parlamento che intenda avanzare la proposta di una tassa su cani e gatti”, dichiara il presidente nazionale dell’Ente nazionale protezione animali, Carla Rocchi. “Una tassa di questo tipo, oltre ad essere discutibile sul piano etico – prosegue Rocchi – finirebbe per essere un vero e proprio boomerang poiché non solo favorirebbe nuovi abbandoni, ma disincentiverebbe anche le adozioni dei canili, con un conseguente aggravio di spesa per le casse degli enti locali”.

Di “proposta assurda” ha parlato anche Legambiente. “L’ipotesi della tassa comunale su cani e gatti non può essere svincolata dal reddito familiare”, dichiara il responsabile Fauna, Antonio Morabito. “Non si può pensare – spiega Morabito – di aggiungere alle famiglie, già in grave difficoltà, un ulteriore spesa altrimenti si rischia, paradossalmente, di incrementare anche i casi di abbandono”.

A tuonare contro la proposta delle sue stesse compagne di partito è l’ex ministro e animalista convinta Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana difesa animali. “E’ qualcosa di sciagurato. Possedere un animale domestico è un diritto che deve essere garantito, anche per il ruolo sociale che svolgono gli animali, pensiamo alle persone sole”. “Poi c’è da dire che gli animali sono dei veri e propri membri della famiglia, allora cosa facciamo, tassiamo i figli? Il mio è un no deciso a questa tassa”, ha aggiunto l’ex ministro del Pdl.

 

 


Gestione cookie