L’altra Tav a rischio: il terzo valico ferroviario Genova-Milano

di Dini Casali
Pubblicato il 15 Giugno 2011 - 12:52| Aggiornato il 1 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

GENOVA – No, stavolta non è colpa dei gruppi No Tav, di ambientalisti vari o delle comunità ostili. Il valico ferroviario ad alta velocità sull’Appennino ligure che dovrebbe  collegare per la via più breve Genova e Milano rischia di non farsi mai più. Se entro tre mesi non aprono i cantieri, i 720 milioni di euro appena approvati dal Cipe tornano al Governo. E la realizzazione di questa opera, grande e necessaria davvero, resterà l’ennesima incompiuta, l’ultima chimera. Sul terzo valico, come è comunemente chiamato, la stima è di 6,2 miliardi di costi. Per il primo lotto sono stati previsti e approvati appunto 720 milioni: secondo Impregilo, a capo della cordata di general contractors (Cociv), questo finanziamento basterebbe solo per le spese preliminari.  La stessa Impregilo ha sollevato un contenzioso con Rfi (le ferrovie) di 700 milioni a risarcimento per lo stop di due anni da quando è stata incaricata dei lavori. Moretti, ad di Rfi, ha respinto l’addebito: di qui è partito un arbitrato che se tutto va bene delibererà nel 2013.

Troppo tardi. Il sindaco di Genova Vincenzi, il governatore della Liguria Burlando pregano i contendenti di rinunciare alle loro pretese per dare inizio ai lavori. Secondo le previsioni fra il 2014 e il 2015 il traffico al porto di Genova potrebbe arrivare a 4 milioni di container l’anno. Un risultato apprezzabilissimo, che darebbe ossigeno al porto e all’intera città. Sgravandola dall’invasione dei giganteschi Tir: oggi il 90% del trasporto da e per il porto di Genova è su gomma. Per questo l’opera è imprescindibile: spostare il traffico su rotaia significa liberare Genova da una schiavitù. Senza contare che il porto ha già avviato i lavori di ampliamento: ma senza l’alta velocità ferroviaria le banchine sarebbero oberate di container in eccesso. Non è irrilevante, davvero, il fatto che si percorrerebbe il tratto Milano-Genova in treno, comodamente seduti. Più lavoro, meno stress, meno incidenti: non è sufficiente per trovare un accordo?