Tav Torino-Lione, lavori solo dal 2016. Finora Italia ha speso più di Francia

Tav Torino-Lione, lavori solo dal 2016. Finora Italia ha speso più di Francia
I cantieri della Tav a Chiomonte (Foto Lapresse)

TORINO –  La Torino-Lione non è ancora la galleria di 57 chilometri che collegherà il capoluogo piemontese alla città francese oltre le Alpi. Al momento, scrive Maurizio Tropeano sulla Stampa, quando si parla dei lavori della Torino-Lione si intende solo le opere propedeutiche, ovvero discenderie e cunicoli esplorativi. E sarà così ancora fino al 2015. L’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Michele Elia, in audizione al Senato ha spiegato che “bisognerà costruire una nuova società per realizzare l’opera. Da quel momento ci vorranno altri tre anni prima di iniziare lo scavo”. Cioè non prima del 2016.

Prima di partire con i lavori, però, i due governi dovranno approvare un documento aggiuntivo all’accordo firmato a Roma nel gennaio del 2012. 

Ad oggi la Ltf, la società italo-francese nata nel 2001 dopo il primo accordo internazionale firmato a Torino, ha speso 465 milioni del miliardo e seicentomila euro che spenderà per la realizzazione e il completamento dei lavori.

Scrive Tropeano:

“Ma come sono stati spesi quei soldi? La maggior parte, 1,1 miliardi, per opere e lavori. Alla fine del 2013 ne sono stati utilizzati 465 milioni e altri 270 sono stati impegnati per il 2015. La differenza, 365 milioni, servirà ad iniziare e completare i lavori della galleria esplorativa di 9 chilometri (a cui si aggiungono altri 2 scavati con il metodo tradizionale) che sarà realizzata in Francia (è già stata avviata la cantierizzazione) per collegare le discenderie di Saint Martin La Porte e La Praz e che di fatto diventerà un pezzo di una delle due canne del tunnel di base. 

In Francia sono già state realizzate tre discenderie. La prima a Villarodin-Bourget-Modane è lunga 4 chilometri ed è stata costruita tra luglio 2002 e novembre 2007. La seconda è a Saint Martin La Porte: 2.400 metri scavati tra marzo 2003 e giugno 2010. La terza è a La Praz ed è lunga 2.480 metri ultimati tra novembre 2005 e gennaio 2009.

Per quanto riguarda l’Italia era previsto lo scavo di un cunicolo esplorativo. Il primo progetto lo ipotizzava a Venaus. L’avvio dei lavori era previsto nel dicembre del 2005 ma la programmazione non aveva fatto i conti con l’opposizione del movimento No Tav che a giugno aveva bloccato i lavori di esplorazione e che tra ottobre e dicembre si oppose anche agli espropri dei terreni. Ai primi di dicembre l’intervento delle forze dell’ordine spazzò via i presidi ma pochi giorni dopo un’imponente marcia popolare riprese il controllo dell’area.

Siamo alla vigilia delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 e la mediazione politica dei sindaci No Tav della Valle porta alla sospensione degli espropri, alla nascita di un Osservatorio tecnico partecipato da quasi tutti i comuni della valle e, successivamente, alla modifica radicale del progetto.

Questo passaggio causa un ritardo dell’inizio dei lavori di 5 anni e mezzo. Si riparte il 27 giugno del 2011 dopo lo sgombero del presidio No Tav da parte delle forze dell’ordine. Il cunicolo esplorativo non viene più localizzato a Venaus ma alla Maddalena di Chiomonte dove fino a ieri sono stati scavati 1.670 metri su 7.500 totali. Ltf carica le spese per la protezione del cantiere (reti e muri) nei costi dell’opera, mentre la sorveglianza di forze dell’ordine e alpini è a carico dello Stato.

Altri 158 milioni sono serviti a pagare studi e progettazione. Alla fine del 2013 sono stati spesi 137 milioni gli altri 21 serviranno per adeguare il progetto preliminare francese a quello definitivo italiano che deve essere ancora approvato dal Cipe. Altri 145 milioni sono stati utilizzati per far funzionare Ltf. Per gli espropri è stata stimata una spesa 208 milioni; ad oggi ne sono stati spesi 15.

Il maggior contribuente di Ltf è l’Unione europea che finora ha stanziato 420 milioni. Il contributo complessivo previsto dall’Ue era di 849 milioni compresi i 178 del periodo 2001-2007. Italia e Francia avevano ottenuto un secondo finanziamento dell’Ue di 671 milioni. Nel 2012 è stato ridotto di 271 milioni a causa dei ritardi italiani. La Francia ha investito 164 milioni mentre l’Italia ne ha messi 220. La differenza è legata alla lettera di impegni dell’allora ministro Antonio Di Pietro che nel 2008, per far accettare da Francia e Ue la modifica del progetto internazionale, ha garantito che l’Italia si sarebbe fatta carico al 100% della nuova progettazione, cioè di una spesa di 54 milioni”.

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