PALERMO – Azione disciplinare nei confronti del Procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, e il pm Nino Di Matteo per la vicenda delle telefonate intercettate tra il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e l’ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino.
Il procuratore generale della Cassazione ha promosso l‘azione disciplinare nei confronti dei due magistrati siciliani: a Di Matteo si contesta di aver “ammesso l’esistenza delle telefonate tra l’ex ministro dell’Interno e il capo dello Stato” e a Messineo di non aver segnalato le violazioni commesse dal magistrato ai titolari dell’azione disciplinare.
Di Matteo, titolare dell’inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia, è accusato di “aver mancato ai doveri di diligenza e riserbo” quando, in un’intervista rilasciata lo scorso giugno, ammise “seppure non espressamente, l’esistenza delle telefonate tra Mancino e Napolitano”. In questo modo, sostiene il Procuratore generale, Di Matteo avrebbe “indebitamente leso il diritto di riservatezza del capo dello Stato” riconosciuto dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha accolto il ricorso del Quirinale sul conflitto di attribuzioni con la Procura di Palermo.
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