Termini Imerese: pronti al prepensionamento metà operai Fiat

Pubblicato il 5 Febbraio 2010 - 14:22 OLTRE 6 MESI FA

Circa la metà dei dipendenti dello stabilimento Fiat di Termini Imerese hanno i requisiti per la mobilità con l’aggancio alla pensione. Lo hanno detto i rappresentanti della Fiat al tavolo al Ministero dello sviluppo economico, secondo quanto riferito dai partecipanti alla riunione. Le persone interessate sarebbero  806  sui 1658 dipendenti dello stabilimento.

Intanto in segno di protesta per le notizie sulle trattative pervenute da Roma oggi è stata bloccata per un’ora la produzione dello stabilimento siciliano. Gli operai del reparto montaggio, circa l’80% del personale, hanno abbandonato la linea produttiva e sono usciti dalla fabbrica, unendosi ai sindaci del comprensorio termitano che da stamattina stanno effettuando un sit-in davanti ai cancelli per protestare contro la decisione del Lingotto di chiudere lo stabilimento.

Lo sciopero di un’ora è stato indetto dai delegati della Fiom-Cgil. «Abbiamo deciso di dare subito una risposta alle notizie negative che ci giungono dal ministero dello Sviluppo» ha affermato  Calogero Cuccia, Rsu della Fiom.

Nel quadro delle iniziative a sostegno  dei lavoratori  e delle trattative romane, l’arciprete di Termini Imerese, don Francesco Anfuso, ha  lanciato un appello alla famiglia Agnelli.  «Mi rivolgo agli eredi dell’avvocato Agnelli, ai giovani fratelli Elkann: intervenite, fate qualcosa, non lasciate morire la fabbrica che per tanti anni ha rappresentato il sogno di diverse generazioni e ha dato impulso al nostro territorio».

Padre Anfuso, che oggi ha manifestato davanti ai cancelli per il sit-in con i sindaci del comprensorio, ha anche ricordato agli azionisti della Fiat «che proprio qui, a Termini Imerese, è stata dedicata qualche anno fa una strada all’avvocato Agnelli, per dimostrare l’attaccamento a un industriale che ha dato lustro a questa terra». «Se oggi lo stabilimento va male come sostiene Sergio Marchionne – ha aggiunto l’arciprete – la colpa non è certo degli operai o delle istituzioni locali. E’ chi ha gestito l’azienda che non ha saputo mantenere quel gioellino che alla fine degli anni Sessanta la Sicilia ha consegnato agli Agnelli».