Terremoti Campi Flegrei, le scosse causate dai gas. Il magma fortunatamente per ora non risale

Secondo l'Ingv, non vi sono evidenze di risalita di magma verso la superficie, la probabilità di una eruzione vulcanica è relativamente bassa.

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Settembre 2023 - 11:09 OLTRE 6 MESI FA
campi flegrei

foto ANSA

A causare il sollevamento del suolo e la sismicità nell’area dei Campi Flegrei è la forte risalita di gas e un aumento della pressione nelle acque che si trovano in profondità, nel sottosuolo: non vi sono evidenze di rialita di magma verso la superficie, “la probabilità di una eruzione vulcanica è relativamente bassa”. A dirlo sono gli aggiornamenti pubblicati sul sito dell’Ingv, firmati da Mauro Di Vito, Francesca Bianco e Carlo Doglioni.

L’origine della sismicità dei Campi Flegrei

Da millenni l’area dei Campi Flegrei è caratterizzata da un’intensa attività sismica e a testimoniarlo sono i tanti periodi di sismicità e sollevamenti del territorio, come nel 1969-72, nel 82-84 e ora con una nuova fase iniziata nel 2005 che ha portato a un sollevamento graduale del terreno di 113 centimetri e di attività sismica con eventi di rilievo come quello del 7 settembre 2023, con una Magnitudo durata (Md) pari a 3.8.

“Gli ultimi sciami sismici, incluso quello del 7 settembre 2023 – spiegano i ricercatori – dimostrano come il fenomeno non mostri cambiamenti sostanziali, seppure avvenga con pulsazioni che si ripetono nel tempo. La causa del sollevamento del suolo e quindi della sismicità può essere dovuta a una forte risalita di gas e una maggiore pressurizzazione del sistema idrotermale profondo”.

“Quasi nessuna probabilità di eruzione”

Una quantità di gas in risalita definita ragguardevole e che solo nell’area di Solfatare-Pisciarelli registra una media 3.000 tonnellate di CO2 al giorno. L’intera area è soggetta da anni a un continuo monitoraggio attraverso varie tipologie di strumenti e nessuno dei dati – tra sismici, geochimici, deformazioni del suolo, variazioni termiche superficiali e in pozzo, variazioni gravimetriche – fornisce indicazioni su una possibile rialita di magma verso la superficie. Proprio per questo, affermano gli autori, “attualmente la probabilità di una eruzione vulcanica è relativamente bassa”.

“Tuttavia – ricordano i ricercatori – il vulcano ha la sua inarrestabile naturale evoluzione e, prima o poi, tornerà a eruttare. L’attenzione dell’Ingv-Osservatorio Vesuviano è massima nella raccolta, studio e interpretazione dei dati e ogni variazione viene e sarà sempre discussa e comunicata tempestivamente agli organi di Protezione Civile nei suoi vari livelli”.