Catanzaro, gente in strada dopo la scossa di magnitudo 4 Catanzaro, gente in strada dopo la scossa di magnitudo 4

Terremoto Catanzaro, domani scuole aperte

Catanzaro, gente in strada dopo la scossa di magnitudo 4
Catanzaro, gente in strada dopo la scossa di magnitudo 4 (foto Ansa)

ROMA – Non è emersa nessuna criticità strutturale dalle verifiche nei 67 plessi scolastici di Catanzaro che sono state avviate dopo le scosse di terremoto di magnitudo 4 registrata ieri, lunedì 7 ottobre, a Caraffa di Catanzaro. Domani, quindi, le scuole catanzaresi di ogni ordine e grado torneranno a svolgere la propria, regolare attività didattica.

Il risultato del monitoraggio completato questa mattina, eseguito dai tecnici del Comune coadiuvati dal gruppo comunale di Protezione civile, è stato illustrato nel corso della riunione del Centro coordinamento dei soccorsi della Prefettura. Nell’incontro l’amministrazione comunale di Catanzaro è stata rappresentata dal capo di Gabinetto Antonio Viapiana, e dal dirigente del settore Gestione del territorio Guido Bisceglia, che hanno informato il sindaco Sergio Abramo delle decisioni prese. Oltre che negli edifici scolastici, non sono state riscontrate criticità nel territorio. Dopo la riunione è stato disattivato il Centro operativo comunale (Coc).

La sismicità storica dell’area calabrese colpita dalla scossa di terremoto di magnitudo 4 riporta in questa area diversi eventi sismici di elevata magnitudo.

La storia sismica di Catanzaro.

Dalla mappa dei terremoti del passato estratti dal Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI15), spiega l’Ingv, si evidenzia che il terremoto del 4 aprile 1626, di magnitudo stimata 6.1, con un epicentro leggermente più a sud di quello odierno, abbia danneggiato fortemente i comuni di Girifalco (grado 10 della scala MCS) e Caraffa di Catanzaro (grado 9 della scala MCS).

La zona è stata anche interessata dalla lunga sequenza di terremoti che nel 1783 per alcuni mesi interessò quasi tutta la Calabria, da Sud a Nord ed in particolare da quello del 28 marzo (con magnitudo Mw stimata 7.0) causò danni catastrofici fino al grado XI della scala MCS. Fu l’ultima delle grandi scosse della sequenza sismica calabro-messinese del 1783 e, quanto ad ampiezza dell’area colpita, gravità degli effetti e ad estensione dell’area di risentimento, fu simile alla scossa del 5 febbraio; questo terremoto, infatti, fu avvertito in un’area enorme, estesa a tutta l’Italia meridionale, dalla Sicilia a Napoli, alla Puglia meridionale; all’interno della zona epicentrale ebbe effetti catastrofici, valutabili fino al grado XI della scala MCS.

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