ROMA – Un palazzo sgomberato, il ponte Mazzini chiuso e le scuole chiuse a scopo precauzionale. Non siamo a Norcia, né nelle Marche, zone vicine all’epicentro della terribile scossa di magnitudo 6.5 della mattina del 30 ottobre, ma a Roma. Il terremoto si è sentito forte nella Capitale, tanto da causare diversi danni. Cedimenti, qualche crollo e lesioni agli edifici, pubblici e privati. Il risultato è stato la chiusura preventiva delle scuole per il 31 ottobre, controlli e verifiche degli edifici che hanno portato allo sgombero di 28 appartamenti in un palazzo nella zona Flaminio.
Il 30 ottobre, dopo la scossa di terremoto, il sindaco Virginia Raggi ha disposto la chiusura degli edifici scolastici per un controllo d’emergenza su crepe e piccoli crolli, che verrà condotto fino a martedì 1° novembre e stabilirà se mercoledì sarà possibile riaprire i battenti; una seconda analisi, più approfondita e di lunga durata, punterà ad una mappatura statica di tutti gli edifici.
“A meno di sorprese nel corso dei controlli di domani, posso immaginare che tutte le scuole possano riaprire tranquillamente già mercoledì”, ha annunciato la sindaca.
Anche l’università La Sapienza il 31 ottobre è rimasta chiusa per verifiche sugli edifici, mentre la mattina del 1° novembre riaprirà il tratto di tangenziale interdetto al traffico dopo il sisma. Chiuso anche Ponte Mazzini, al centro di Roma, a causa di una crepa e perdite d’acqua: al termine delle verifiche sono stati dichiarati inagibili, per alcune lesioni, i due marciapiedi ai lati del ponte, mentre è stata creata una corsia centrale a senso unico per il passaggio di mezzi pubblici e vetture private, uno stop che ha causato code e rallentamenti sul lungotevere.
In tutto sono stati un’ottantina gli interventi portati avanti dalle 8 di lunedì mattina dai vigili del fuoco, con centinaia ancora in coda alla tarda serata del 31. La maggior parte dei cittadini ha chiamato per richiedere controlli di stabilità e segnalare crepe su tramezzi e cornicioni caduti o pericolanti. Dopo le lesioni post-terremoto riscontrate ieri nella Basilica di San Paolo e a Sant’Ivo alla Sapienza, due chiese del centro storico sono state dichiarate inagibili.
Le sorvegliate speciali sono state le scuole, con la sindaca che è andata personalmente a fare un sopralluogo in un istituto comprensivo di Tor Bella Monaca e ha spiegato:
“In queste 48 ore stiamo effettuando controlli immediati. Nel frattempo abbiamo avviato un percorso molto più approfondito di verifica per riuscire ad ottenere un certificato sulla staticità degli edifici. Abbiamo un piano di evacuazione della città fermo al 2008 e già ci siamo attivati per rinnovarlo e aggiornarlo”.
Per la manutenzione scolastica “dobbiamo lavorare ad un piano con risorse specifiche e speriamo anche nell’aiuto del Governo”, le ha fatto eco l’assessore competente Laura Baldassarre. Una dura critica è arrivata dall’Associazione Nazionale Presidi che per voce del presidente di Roma e Lazio Mario Rusconi ha lanciato l’Sos:
“I controlli ci risultano random e su segnalazione dei presidi: chiediamo alle amministrazioni competenti maggiore serietà, Comune e Città metropolitana non possono andare a controllare solo dove ci sono segnalazioni perché i responsabili sono loro”.
Secondo il consulente per la sicurezza dell’Anp, Francesco De Matteis solo il 5% degli istituti scolastici a Roma ha la certificazione di agibilità ed è in linea con le norme anti-sismiche.
(Foto Ansa)