Terremoto Emilia: danni per due miliardi, l’1% del Pil. 3500 aziende crollate

ROMA – I capannoni implosi, crollati su se stessi sono l’immagine del disastro in Emilia, ora quantificabile: 2 miliardi di danni, l’1% secco del Pil nazionale. Pil a cui l’Emilia Romagna contribuisce con il 9%. Si è fermata di colpo una delle regioni più produttive, una di quelle che continuavano a competere nel mondo pur in presenza di una drammatica congiuntura economica. Danni alle strutture, stop ala produzione, il doppio terremoto ha imposto una deroga al Patto di Stabilità, la cifra di 2 miliardi è un calcolo provvisorio, ancorato alle stime effettuate. Vale al netto degli aumenti sulla benzina e le misure fiscali. Ma la terra continua a tremare e infatti il comunicato del Governo parla di un “limite definito” senza indicare numeri precisi. Comunque, a causa del terremoto, dell’emergenza è la prima volta che si sgarra sul Patto di Stabilità.

La Cgil Emilia Romagna conta 3.500 aziende crollate o inagibili e ventimila persone senza lavoro: cinquemila nella meccanica, quattromila nell’alimentare, 4.000 nel biomedicale, duemila nella ceramica. Questo nell’industria. Il settore agricolo, una fiorente “green economy” con prodotti di eccellenza, calcola mezzo miliardo di danni. Il Grana Padano ha 70 milioni di danni tra le centomila forme cadute il 20 maggio e le oltre 260 mila danneggiate o distrutte due giorni fa. Solo per la produzione del famoso aceto balsamico i danni ammontano a 15 milioni. Piangono i piccoli, piangono i grandi: alla multinazionale inglese Titan Europe Plc di Finale Emilia, che soltanto qui fattura 70 milioni di euro, 33 mila metri quadrati di capannoni sono totalmente inagibili per i 250 dipendenti. Per i prossimi due-tre mesi la produzione sarà spostata in Turchia e in Francia.

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