BOLOGNA – La terra continua a tremare in Emilia, dove nella notte tra sabato e domenica hanno perso la vita sette persone e una cinquantina sono rimaste ferite. Una forte scossa, di magnitudo 4.1 è stata avvertita poco dopo le 18:35 a Finale Emilia, epicentro del sisma. Subito sono stati allertati i vigili del fuoco, mentre le persone presenti al Centro operativo misto si sono prontamente allontanate dalla struttura. Nelle ultime 24 ore, le scosse avvertite sono state più di cento. In totale ne sono state localizzate, rende noto l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), oltre 170. Dall’inizio della sequenza, gli eventi di magnitudo superiore a 5 sono stati 2; quelli con magnitudo tra 4 e 5 sono stati in totale 8; 37 di magnitudo compresa tra 3 e 4. Sale il bilancio degli sfollati: sono quasi 5000 le persone che hanno trascorso la notte lontano da casa, in auto o nei primi centri di accoglienza allestiti in fretta e furia dalla Protezione Civile. Martedì il consiglio dei Ministri decreterà lo stato di emergenza per le zone dell’Emilia-Romagna colpite dal sisma. Scoppia intanto la polemica sulle fabbriche crollate che sabato notte hanno causato la morte di quattro operai. Si contano, infine, i danni ai monumenti.
E intanto la procura di Ferrara ha aperto un’inchiesta sulla morte dei quattro operai che sabato notte stavano effettuando il turno di notte, prima di restare uccisi dal terremoto. Il rispetto, o meno, della normativa antisismica: sarà questo il motivo conduttore dell’inchiesta della Procura di Ferrara per i crolli dei capannoni dove i quattro stavano lavorando. Il Procuratore reggente Nicola Proto seguirà gli accertamenti insieme a due Pm.
Una breve scossa di terremoto, probabilmente di assestamento, è stata avvertita anche a Sant’Agostino, in provincia di Ferrara, il paese che ha pagato il maggior tributo di vittime. La scossa è durata solo alcuni secondi. I vigili del fuoco sono al lavoro per verificare la stabilità degli edifici e intanto si fanno i primi conti sulle conseguenze economiche della tragedia. Secondo la Cgil di Modena e Ferrara, i posti di lavoro a rischio sono 5.000. ”E’ del tutto evidente che questo terremoto, come gli altri che verranno, non può gravare sulle spalle dei territori che vivono vicende così drammatiche”, sottolinea il presidente della Regione, Vasco Errani, che a pranzo ha incontrato a Marzaglia i sindaci delle aree interessate dal sisma. Con lui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, che dovrà poi riferire al Consiglio dei Ministri convocato domani per dichiarare lo stato di emergenza per le zone dell’Emilia-Romagna colpite dal sisma.
Se c’è una protagonista involontaria, oltre alla paura, nel dopo sisma che ha scalfito la tranquillità di Sant’Agostino, quella è la macchina. L’automobile parcheggiata di fronte a casa o per le vie del paese è diventata il rifugio per tanti cittadini costretti a lasciare la propria abitazione. Sulle strade, in particolare quelle vicine al PalaReno, adibito a centro di accoglienza per gli sfollati, come via Europa e via Caduti di Nassiyria, sono pochissime, da contare sulle dita di una mano le vetture che non contengono coperte, bottiglie d’acqua, un pacco di cracker o merendine. E poi cuscini, un libro e a rotoli di carta da cucina. Giacigli improvvisati per fare fronte a quella paura che si è attaccata addosso agli abitanti di sant’Agostino già pochi secondi dopo la scossa di sabato notte, quella indelebile delle 4.04
Intanto l’esercito della solidarietà organizzata marcia spedito. Priorità, ridurre i disagi di chi è senza casa e continuare le verifiche sugli edifici per contare danni ed eventuali situazioni di inagibilità. Secondo i dati riferiti da Regione e Protezione civile dell’Emilia-Romagna, nella notte tra domenica e lunedì 4.914 persone hanno dormito nei campi e nelle strutture di prima accoglienza allestite dalla Protezione civile. Di queste 3.360 nel Modenese e 1.288 nel Ferrarese. Altre 266 nel Bolognese. Accanto agli uomini di Egidi, molte ‘integrazioni’ offerte e arrivate da piu’ regioni: in particolare da Friuli Venezia Giulia, Marche, Toscana, Umbria, Provincia autonoma di Trento. In aggiunta forze dell’Anpas, l’associazione nazionale pubblica assistenza, e dell’Ana, l’associazione nazionale alpini, tutte coordinate dal Dipartimento nazionale guidato da Gabrielli. Inoltre, per organizzare e gestire le attivita’ assistenziali sono stati arruolati 731 volontari di protezione civile della Regione e circa 300 da altri territori. Sul piano sanitario e’ stato attivato un servizio medico a Mirandola (Modena), vista l’inagibilita’ degli ospedali di Finale Emilia e Mirandola. E per evitare rischi e’ stato anticipato a oggi il trasferimento dei pazienti di alcuni reparti dell’ospedale Sant’Anna di Ferrara nel piu’ nuovo ospedale di Cona. Finora, secondo l’Asl, i feriti che hanno riportato traumi per il terremoto e poi ricoverati, sono stati 47.
Parallelamente va avanti la conta dei danni sugli edifici. Un censimento è in corso da parte dell’Agenzia di protezione civile regionale con il supporto del Dipartimento nazionale di Protezione civile e il Servizio regionale geologico sismico e dei suoli. Alle 8 squadre attivate domenica, se ne sono aggiunte 12 formate da tecnici regionali e 5 provenienti dal Trentino. E da martedì saranno disponibili ulteriori 20 squadre di rilevatori da altre regioni. Nelle province di Ferrara e Modena il sisma oltre ad aver lasciato ”un drammatico e pesante bilancio di vittime umane, ha rappresentato un durissimo colpo ai beni culturali”. E’ quanto si legge in una nota della Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna. Dopo due giorni di verifiche ”si può affermare che quasi tutti gli edifici storici, in particolare quelli ecclesiastici, sono stati danneggiati molto seriamente e, in alcuni casi, in modo addirittura irrimediabile”. Pur riconoscendo che per ragioni morfologiche e tecnologiche le chiese antiche sono particolarmente vulnerabili, la Direzione spiega pero’ che il terremoto di ieri ”sembra che esso abbia operato uno scarto selettivo, provocando una vera e propria emergenza sul patrimonio storico culturale”. Sono perduti la chiesa di Mirabello e l’Oratorio San Carlo in S.Agostino nel ferrarese; della chiesa di San Felice sul Panaro, nel Monedese, restano solo la facciata e l’abside. Gravi danni anche a Mirandola (Ferrara) dove e’ caduta la navata centrale del duomo. La Direzione regionale per i beni culturali e le Soprintendenze di Ravenna, Bologna e Modena stanno lavorando all’organizzazione delle squadre di verifica con la Protezione Civile e Nazionale e i Vigili del Fuoco, per definire il programma per le verifiche. Al momento, spiega la direzione, e’ impossibile dare una quantificazione esatta dei danni, ”ma e’ possibile affermare che la quasi totalita’ dei tanti beni culturali vincolati distribuiti nei 30 comuni interessati dal sisma, hanno subito danni di diversa entita’ e grado”. Solo nei prossimi giorni, sara’ possibile una stima reale ”sulla quale cominciare a ragionare in termini di messa in sicurezza o ripristino del patrimonio danneggiato e di conseguenza in termini anche economici”.
Aziende in ginocchio: 5 mila posti a rischio. Quanto alle attività imprenditoriali, si può ipotizzare ”che i danni diretti alle imprese non siano inferiori ad alcune centinaia di milioni di euro”. L’ha detto Confindustria Emilia-Romagna. Tre le esigenze prioritarie del sistema produttivo: attivazione urgente di strumenti creditizi, sospensione degli adempimenti fiscali, tributari e contributivi (in particolare delle prossime scadenze Imu) e l’attivazione degli ammortizzatori sociali. A Modena e Ferrara ci sono 5.000 tra operai e dipendenti dell’industria che questa mattina sono andati al lavoro sapendo che sarebbero tornati a casa: le loro aziende infatti erano ‘inagibili’, chiuse. Catene di montaggio ferme. Il conto, della Cgil, è approssimativo e al ribasso. Perché, fa notare il segretario di Modena Donato Pivanti, vanno aggiunti gli operatori di terziario, servizi, agricoltura, precari e interinali. Servono cassa integrazione straordinaria e in deroga. Ma ”bisognera’ iniziare a ragionare su come mettere in condizione le aziende di ripartire” aggiunge Giuliano Guietti, Cgil Ferrara. Dell’utilizzo degli ammortizzatori in deroga il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, ha già parlato con il Ministro Fornero; mentre il sottosegretario Catricalà ha spiegato che il Governo valuterà il possibile rinvio dei pagamenti di tributi e contributi, oltre che una deroga al patto di stabilità. Ritenuta quest’ultima una priorità da Errani per garantire la ricostruzione. Tutto è rinviato al Consiglio dei ministri di martedì. Per Coldiretti il danno è di 200 milioni di euro tra crolli e danni ai macchinari e animali. Cia e Confagricoltura chiedono una una moratoria fiscale, soprattutto dell’Imu. Tassa poco amata che colpirebbe, paradosso nel paradosso, immobili che spesso sono perfino crollati.
Il premier Mario Monti e il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri in serata a Ferrara. Martedì il premier farà una visita delle aree terremotate per poi rientrare a Roma dove è stato convocato un Consiglio dei Ministri per proclamare lo stato di emergenza in Emilia.