Terremoto, Giampaolo Giuliani: “Quello che viviamo è già accaduto nel 1703”

Giampaolo Giuliani
Giampaolo Giuliani

L’AQUILA – Giampaolo Giuliani continua a sostenere di poter prevedere i terremoti. Per gli esperti ufficiali, per gli scienziati e per l’Ingv, Giuliani è poco più di un ciarlatano, ma lui, intervistato dal Tempo, ribadisce la sua verità: “Non mi ascoltano perché il terremoto è un business”.

Dice Giuliani: “Quello che viviamo in realtà è già accaduto, nel 1703. È storia: anche lì Amatrice, Accumoli, L’Aquila. Fu uno dei terremoti più significativi della nostra storia e l’evoluzione di oggi potrebbe ripercorrere quella di allora. Le repliche durarono più di due anni, e si ebbero reazioni anche in Toscana, Emilia, nella zona di Venezia. Poi tutto si concluse con un forte terremoto a Sulmona. Attenzione. Non voglio dire che ci sarà anche stavolta un terremoto a Sulmona, ma non possiamo non considerare quanto è successo”.

“Niente panico”, ribadisce il sismologo, ma “co-no-scen-za”. Le prime polemiche con la sismologia ufficiale sono sorte nel 2004, “quando io presentai la mia ricerca sperimentale e fu tacciata da criminale. Non si poteva dire che i terremoti si potessero prevedere. A chi facevo male? Il terremoto è un fenomeno che produce Pil, e dunque c’è sempre stata un’ostilità verso di me affinché il terremoto rimanesse un fenomeno non prevedibile”.

E ancora: “Sono sedici anni che studio il radon e ho informazioni su questo elemento, radioattivo, che il mondo accademico nazionale non ha, perché utilizzo uno strumento costruito da me. Io l’ho messo a disposizione di tutti, nel 2004, dal Cnr alla Protezione Civile e nessuno l’ha voluto vedere”. “Sono appena rientrato dagli Usa – conclude Giuliani – presto andrò in Siberia. Ho messo quattro macchine a rilevare in Cina e sto trattando con il governo dell’Ecuador per andare a controllare la faglia di Nazca. Ma che mi importa di starmi a giustificare con gli italiani? Tra l’altro, io le mie ricerche me le sono sempre pagate da solo, non ho mai chiesto aiuti a nessuno. Avevo solo chiesto un paio di ricercatori per analizzare i miei 16 anni di dati che hanno un’importanza scientifica incredibile”. Concessi? “Assolutamente no”.

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