Terremoto/ L’Abruzzo o il Ponte dilemma per Berlusconi

La prima stima credibile l’ha fatta in tv il ministro Maroni: 12 miliardi di euro per ricostruire l’Abruzzo. Dodici miliardi, quasi un punto di Pil, mezza legge finanziaria. Dove si trovano, chi li paga? Collette, lotterie ad hoc e anche l’eventuale risparmio ottenuto accorpando almeno in parte referendum ed elezioni di giugno arrivano nel migliore dei casi ad una cifra tra 500 milioni e un miliardo. Lontanissimi dunque dall’obiettivo.

Il resto, la grandissima parte, dovrà arrivare da risparmi di spesa o da nuove entrate fiscali. Il primo e più consistente risparmio di spesa già da molti suggerito è la rinuncia alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Per Berlusconi sarebbe una rinuncia, alla Lega non dispiacerebbe farne a meno. Di certo, dal punto di vista del bilancio pubblico è una soluzione credibile.

Se non meno spesa, allora altre tasse. Il cinque per mille destinato anche ai terremotati? Non è molto e arriva con due anni di ritardo in cassa. Senza contare la protesta, corporativa alquanto, di chi già l’incassa. Allora lo scudo fiscale? Cioè la tassa per far rientrare in Italia almeno una parte dei duecento miliardi portati negli anni fuori dai confini per sottrarli al fisco. Se ne rientrano 30/40, stima credibile, con una tassa intorno al dieci per cento sono 3/4 miliardi. Soldi recuperati dagli evasori cui pure si fa un regalo.

Oppure ancora l’Irpef, la tassa per chi le tasse già le paga. Una una tantum e forse anche una non si sa quanto momentanea elevazione dell’aliquota massima del 43 per cento che scatta sopra i 75mila euro lordi dichiarati. È la via più facile, dall’incasso sicuro, ma anche la più ingiusta perchè colpisce chi già paga. Inoltre, sia pure per l’emergenza terremoto, smentisce clamorosamente il dogma berlusconiano di non mettere le mani nelle tasche degli italiani. Insomma Berlusconi dovrà fare scelte politiche e non solo contabili.

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