Terremoto L’Aquila, Bertolaso si difende: “Mai imposto nulla agli scienziati”

Guido Bertolaso (LaPresse)

ROMA – Guido Bertolaso prova a difendersi e lo fa in un luogo senza contraddittorio, affidando al suo sito internet un lungo comunicato in cui spiega la sua posizione. L’ex capo della Protezione civile ritorna anche sull’intercettazione telefonica con Enzo Boschi, ma non entra nel merito della telefonata, limitandosi a denunciare quella che per lui è solo una pubblicazione strumentale.

”Non ho mai avuto bisogno di imporre niente agli scienziati che collaboravano con noi. Tutte persone serie in grado di prestare la loro opera, anche sul campo, insieme ai soccorritori, senza perdere alcuna dignità e senza prostituirsi ad esigenze di ‘tranquillità” del governo” scrive Bertolaso, riferendosi ai componenti della Commissione grandi rischi, condannati per il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009 ed alle polemiche sorte sul rapporto che aveva con gli stessi componenti.

”Ma di cosa parlano” certi commentatori? ”Non certo di fatti, che non conoscono – dice fra l’altro Bertolaso – ma di sicuro di pregiudizi, di stereotipi, di luoghi diventati comuni dopo alcuni anni di bombardamento e criminalizzazione mediatica di tutto il mio operato a capo della protezione civile italiana”. ”A prescindere dai rapporti di stima che mi legano ai condannati, con molti dei quali ho rapporti di profonda amicizia, personalmente – afferma ancora – continuo a ringraziarli per il prezioso lavoro che hanno svolto, pagandone conseguenze queste sì imprevedibili, dovute ad un nuovo ed inatteso ‘rischio antropico”’.

Sull’intercettazione telefonica con il sismologo Enzo Boschi del 9 aprile, Bertolaso nega ogni pressione, nonostante il tono e il contenuto delle telefonate sembri dire il contrario. Soprattutto non parla di quella “verità da non dire” e si limita a domandarsi:  ”A cosa serve tirarla fuori? A dimostrare come fossi io a dettare ciò che la commissione doveva dire, come si evince dal ‘tono’ della mia voce. Se questo era vero il 9 aprile, a terremoto avvenuto, lo era anche prima del terremoto, ovvio. Quindi… Peccato che vero non lo sia mai stato, né prima né dopo il sisma dell’Aquila”.

Dopo, sono capaci tutti di dire cosa andava fatto, come andava fatto, e anche quale ‘tono’ andava usato nelle telefonate. Ma scambiare il dopo col prima, usare il senno di poi per valutare i fatti non è, semplicemente, corretto, o piu’ esattamente e’ sbagliato. Questa volta – aggiunge Bertolaso – avrei tramato con Boschi per nascondere agli aquilani la verità. Su cosa? Sulla possibilità che altre scosse forti colpissero l’Aquila. Ma guarda che congiura!”.

”Il mio compito, il mio lavoro all’Aquila – continua – è stato quello di gestire un’emergenza complessa ed inedita nella nostra storia, visto che era la prima volta che un capoluogo di regione era distrutto ed era stata azzerata l’operatività  delle istituzioni e degli enti locali coinvolti; di soccorrere le vittime, di monitorare il territorio e valutare in diretta le soglie di rischio createsi dopo il sisma del 6 aprile”.

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