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Terza ondata coronavirus a febbraio (già se ne parla), preoccupano le vacanze di Natale

In piena seconda ondata di contagi coronavirus in Italia, già si perla di una possibile terza ondata che potrebbe manifestarsi a febbraio.

Già si parla di terza ondata coronavirus. Le vacanze di Natale come l’estate tutti in vacanza? Questo è quello che preoccupa Andrea Crisanti ma anche il Comitato Tecnico Scientifico. La paura infatti è che un alleggerimento delle restrizioni sotto le feste possa avere forti ripercussioni, un po’ come successo in estate.

Secondo Crisanti, professore ordinario di Microbiologia dell’Università di Padova “il vero obiettivo che dovremmo avere ora è mettere in atto misure per evitare la terza ondata. Se ora facciamo un lockdown estremamente rigido di 6-7 settimane. Poi a ridosso di Natale i casi saranno diminuiti e ci saranno mille pressioni per rimuovere le misure, perché tutti vogliono andare in vacanza, a pranzo fuori o a trovare amici fuori regione. E a febbraio staremo di nuovo in questa situazione. La vera sfida in questo momento quindi è trovare una strategia per evitare la terza ondata”.

Nessun reset, ha sottolineato Crisanti ad Agorà su Rai Tre, “fa effetto se non abbiamo un piano per evitare che i casi risalgano e per consolidare i risultati che otteniamo. Qualsiasi misura di restrizione, prima o poi farà effetto ma non si può andare avanti così per mesi e mesi”.

“L’agenda politica – ha concluso – dovrebbe essere quella di preparare un piano nazionale per consolidare i risultati di queste nuove misure di restrizione. Altrimenti a febbraio saremo di nuovo in questa situazione, a meno di non avere il miracolo di un vaccino distribuito a tutti nei primi mesi dell’anno. Cosa che, obiettivamente, non ritengo che sia possibile”.

I timori del Cts su una possibile terza ondata

Anche il membro del Comitato tecnico scientifico Luca Richeldi, sembra preoccupato da una possibile terza ondata. In una intervista rilasciata al Sole 24 Ore, Richeldi ha spiegato che “se i numeri saranno ingestibili allora bisogna pensare a misure più decise a livello nazionale, non un lockdown come quello di marzo ma a un intervento sostenibile a medio termine perché l’inverno è lungo e non si può escludere che poi ci sia anche una terza ondata del Covid. I numeri sono preoccupanti come quelli che si vedono in altri Paesi europei, ma possiamo provare ancora a gestire l’urto cercando di abbassare la pressione sugli ospedali. Dobbiamo anche essere pronti a misure più decise”. (Fonti Agorà e Il Sole 24 Ore).

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