Tiburtina Alta Velocità, fuoco in cabina. Piromani? No. Due altri brutti sospetti

Tiburtina Alta Velocità Roma, fuoco in cabina. Piromani? No. Due altri brutti sospetti
Stazione Tiburtina nella foto d’archivio Ansa

ROMA – Tiburtina Alta Velocità, fuoco in cabina. Stazione Tiburtina, snodo dell’Alta Velocità ferroviaria a Roma, stazione nuovissima costruita e pensata proprio il traffico dei treni ad Alta Velocità. Alle 4,50 del mattino un allarme: c’è fuoco in una cabina elettrica, una di quelle che presiedono agli scambi di binari e convogli. Fuoco, incendio, momentaneo blocco del traffico, treni mediamente in ritardo di 30 minuti.

Non è certo quella mezz’ora che inquieta e neanche il danno materiale del riparare la cabina. Quel che inquieta non poco è che appare subito assi improbabile che la cabina si sia data, per così dire, fuoco da sola. Con tutta probabilità l’incendio è stato appiccato. Con tutta probabilità di notte qualcuno è andato a dare fuoco a un punto di comando del traffico treni.

Impresa non certa ardua, se si è passati talvolta nella e soprattutto all’esterno della Stazione Tiburtina allora si capisce perché dar fuoco a qualcosa sia cosa facile facile. La Stazione Tiburtina è una magnifica, sì magnifica, costruzione ingegneristica immersa, affogata nel degrado di Roma. Intorno alla Stazione terra di nessuno: improbabili e stralunati viali e viadotti e all’imbrunire (talvolta anche prima) non abitanti, cittadini, turisti che mettano piede dieci metri fuori dalla Stazione. Tutto intorno o deserto o degrado urbano, entrambi popolati da gruppi più o meno vaganti di poveri cristi (e anche lupi cattivi) di extra comunitari cacciati da ogni altro dove della città.

E dentro la Stazione Tiburtina, nei piani sovrastanti i binari, saracinesche di locali, negozi e bar calate a formare come quello che era un sorriso oggi colmo di buchi neri tra i denti. Stazione Tiburtina ha in questo suo essere gioiello nel degrado una sorella, la Stazione di Afragola a Napoli. Perché meraviglie del’ingegneria e dell’architettura (e dei potenziali servizi) diventino nella pratica dei pericolosi e inquietanti non luoghi è cosa dalle troppe lunghe e incredibili cause. Certo è che Stazione Tiburtina alla 4/5 del mattino è come base lunare: dentro pochissimi umani, intorno non c’è atmosfera respirabile.

Un piromane, un cosiddetto piromane, uno di quelli che accendono incendi per il gusto di vedere la fiamma e il piacere del vedere l’effetto che fa, a Stazione Tiburtina alla 4 del mattino neanche ci va. Se prova ad andarci forse non ci arriva e comunque ad un piromane di appiccare un fuoco che nessuno vede fa generalmente poca gola.

Quindi più probabile una mano diversa da quella di un semplice piromane. Qui c’è l’Alta Velocità ferroviaria. E qui è particolarmente incustodita. E’ già successo in Italia che dar fuoco a centraline sia il modus operandi della lotta contro l’Alta Velocità. Si va a colpire il simbolo e l’azienda, il capitalismo e lo sviluppo disumano. Un fuoco no tav è una ipotesi possibile. Sì, certo: ci sono le telecamere di sorveglianza. Ma basta aver osservato come funzionano e con un passamontagna…Di cero non si può mettere un poliziotto o un carabiniere davanti ad ogni centralina 24 ore su 24. Un fuoco no tav si può accendere a Stazione Tiburtina. 

Ma la mano può anche essere stata altra. Una mano mossa da rancore misto a disperazione, la mano di uno dei tanti che vivono in strada lì attorno e che compie un vandalismo che sa di rivalsa. Due brutti sospetti intorno a quel fuoco in cabina a Stazione Tiburtina. 

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