TikTok e la bambina di Palermo: per ora solo mille titoli. In attesa di una prova TikTok e la bambina di Palermo: per ora solo mille titoli. In attesa di una prova

TikTok e la bambina di Palermo: per ora solo mille titoli. In attesa di una prova

TikTok, la bimba di Palermo morta soffocata si è uccisa seguendo folle gioco mentre sul suo smartphone era collegata appunto con la piattaforma TikTok. Chi l’ha detto? Tutti, tutti e ad altissima voce. Chi l’ha provato? Nessuno, almeno finora. Ma questo non si dice, nemmeno a flebilissima voce.

TikTok, la bambina di Palermo e il telefonino ancora criptato

Mentre scriviamo, al primo mattino del lunedì 25 gennaio, gli inquirenti e i magistrati non hanno comunicato alcun dato di utilizzo dello smartphone che la bambina usava. Fino a poche ore prima l’unica notizia ufficiale delle indagini era che la password fornita dai genitori non sbloccava il telefono (forse ricordavano male, forse era stata cambiata dalla bambina). Come che sia, a domenica conclusa non c’era prova alcuna che la bambina si fosse uccisa in collegamento e quindi di fatto per mano e istigazione sia pure indiretta di Tiktok o di chicchesia.

I mille titoli su Tik Tok senza se e senza ma

C’erano però e c’erano stati a domenica sera i mille titoli di giornali, tv, siti, radio…Titoli senza se e senza ma. Non il plausibile sospetto che potesse essere andata così, non il riportare il dubbio, forse fondato, di un familiare. Al contrario, la certezza assoluta. Ognuno dei mille titoli costruito come se un cronista fosse stato nel bagno dove si era appartata la povera bambina. Nei testi, in tutti i testi sotto tutti i titoli, sempre un verbo al condizionale: avrebbe, sembrerebbe…

TikTok irresponsabile

TikTok. come altre piattaforme, opera in maniera irresponsabile rispetto ai suoi utenti minorenni. Non c’è reale filtro all’accesso determinato per età. Perché potrebbe esserci solo se piattaforme web esigessero esibizione dei documenti di identità e ne verificassero autenticità. Operazioni improbabili, complesse e comunque aliene alla realtà dei social dove l’anonimato di fatto è parte vitale del rapporto con gli utenti. Tale irresponsabilità può essere una concausa della morte della bambina. E’ possibile lo sia stata, è possibile la bambina fosse realmente in quei minuti collegata con TikTok. Possibile, non certo, al momento non provato. Forse la prova arriverà nelle prossime ore.

Il meccanismo dello scarico di responsabilità

Ma qui interessa la dinamica della certezza, presunta eppure asserita. Dinamica che si trasferisce pari pari nel riferire del provvedimento d’urgenza e d’eccezione del blocco di TikTok fino a che non identifica gli utenti. Blocco immediato che però in realtà non scatta. Perché nella realtà bloccare non è procedura tecnicamente immediata, si può fare ricorso e insomma all’indomani del blocco TikTok funziona.

Il blocco è nei fatti una delle varie forme del lavarsi la coscienza, del mostrare che qualcosa si fa. Il blocco è parte della strategia di difesa dall’esistente. Troppo complesso, difficile, divisivo, perfino impopolare porre il problema di un limite effettivo d’età all’uso dello smartphone e porlo dentro le famiglie. Come lo metti un problema così dentro un titolo? Che fai, spieghi che a TikTok spetta, se di TikTok si tratta, un concorso di colpa?

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