Tik Tok non c'era nel 1830 ma il principe di Condé morì impiccato per un gioco erotico come la bambina di Palermo Tik Tok non c'era nel 1830 ma il principe di Condé morì impiccato per un gioco erotico come la bambina di Palermo

TikTok non c’era nel 1830 ma il principe di Condé morì impiccato per un gioco come la bambina di Palermo

TikTok, il social network per giovanissimi, ancora non esisteva, nel 1830. Ma c’era già chi si “quasi-strangolava”. Luigi VI Enrico di Borbone Condé forse lo fece come pratica erotica, ma qualcosa gli andò storto. 

Fu trovato la mattina del 27 Agosto del 1830 nella sua camera da letto, nel castello di Saint-Leu. Strangolato da un cappio al collo.

L’estremità della cui corda era attaccata al serramento di una finestra. Una ricerca su Wikipedia ci offre il resoconto sintetico dei fatti. 

I Condé erano un ramo collaterale della Casa Reale di Francia, gente di sangue blu. Nello specifico, Luigi VI Enrico, nato a Parigi nell’Aprile del 1756, era figlio di Luigi Giuseppe di Borbone Condé, il generale, e di Carlotta Goffreda Elisabetta de Rohan.

La tragedia del duca d’Enghien

La sua  vita fu tragicamente segnata dalla morte del figlio Luigi-Antonio, duca d’Enghien. Uno dei leader delle armate degli emigrée che dal suolo tedesco combattevano contro la Rivoluzione e contro Napoleone. L’episodio marchiò e marchia ancora di vergogna la gloria di Napoleone. Enghien era di base a ad Ettenheim, nel Baden, vicino al confine francese e alla sponda tedesca del Reno. Napoleone lo fece rapire, una notte del marzo 1804, da un battaglione della Guardia imperiale. Lo fece portare a Vincennes, dove fu processato,  condannato a morte e fucilato il 21 marzo in un fossato della fortezza. Aveva 32 anni.

Nozze a 15 anni: TikTok non c’era ma lui la rapì

Il nostro Luigi-Enrico si sposò giovanissimo, nel 1770, con Batilde di Borbone-Orléans. Figlia di Luigi Filippo d’Orléans, duca d’Orléans, e di Luisa Enrichetta de Borbone-Conti, nonché nipote del reggente Filippo II d’Orléans.

Siccome però all’età di soli quindici anni fu ritenuto troppo giovane per poter consumare il matrimonio, la sposa, appena terminata la cerimonia, rientrò nel convento da dove era venuta.

Ma il Condé non si fece problemi, la rapì, ed il matrimonio fu consumato. 

I due poi si lasciano dieci anni dopo. E nelle alterne vicende dell’amore, che non conosce casate, titoli, successioni né sovrani, nel 1801, esule a Londra, conosce in una “casa chiusa” a Picadilly, Sophie Dawes. La ragazza ha 16 anni, è una semplice domestica. Ma lui se ne innamora, ne fa la sua amante e la fa studiare, trasformandola in una lady.

Con la restaurazione, Luigi Enrico e la Dawes si trasferiscono in Francia. Per coprire la relazione, Condé dice che la ragazza era sua figlia e la fa sposare al barone di Feuchères. L’ignaro barone, quando scopre la verità, divorzia. Il re, Luigi XVIII, benché cugino di Condé, allontana la giovane donna dalla corte. Ed è qui che le cose si complicano ed il mistero s’infittisce.

La chiave è nel testamento

Nel 1829, il duca di Borbone, aveva sottoscritto un testamento. In esso assegnava alla baronessa di Feuchères un legato di due milioni di franchi più una serie sterminata di proprietà. Lasciava poi il rimanente dei suoi beni (66 milioni di franchi e castello di Chantilly) al suo pronipote e figlioccio Enrico d’Orléans. Figlio di Luigi-Filippo d’Orléans, il futuro re di Francia.

Siccome a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, cominciarono a circolare voci. Che attribuivano la morte non ad una drammatica scelta suicida. Bensì ad un “assassinio su mandato di Luigi Filippo e della moglie Maria Amalia di Borbone, i quali avrebbero così affrettato l’acquisizione dell’eredità del duca da parte del loro ultimo figlio”.

Trame, congiure, eredità, tant’è che poi, sulla questione cala un coup de theatre. “Oggi si ritiene che la causa più probabile dell’evento sia stato un tentativo di quasi-strangolamento effettuato come pratica erotica”.

Quando Condé fu trovato morto, impiccato con una fune legata a una finestra ma con i piedi a terra, la porta della sua camera era chiusa dall’interno. Però pare che la camera fosse collegata con una scala segreta a quella della stessa Dawes.

Il mistero non è mai stato risolto, la Dawes fu apertamente sospettata ma gli indizi furono ritenuti insufficienti. Non ci fu alcun processo. 

TikTok non c’era ancora

Cercando qualche dato in più, in rete ci si imbatte in un articolo a firma di Ursula Franco, medico criminologo, che si occupa di morti accidentali, suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari.

“Si distinguono due tipi di impiccamento” scrive nel suo articolo, “impiccamento completo e impiccamento incompleto”: quello incompleto “è detto alla Condé e può essere sia volontario che accidentale”. 

Nel 1830 TikTok nemmeno un sogno

TikTok non era nemmeno un sogno nel 1830, altri mondi, altre storie. 

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