GENOVA – I creditori di Tiziano Renzi, padre del presidente del Consiglio Matteo, non riceveranno nulla oltre ai settemila euro incassati fino ad oggi. La notizia arriva dal Secolo XIX.
Dopo il fallimento della “Chil Post”, la società di distribuzione dei giornali che apparteneva al padre del premier, e l’indagine a carico dello stesso Tiziano Renzi per bancarotta fraudolenta, la trentina di fornitori non riavrà il milione e trecentomila euro reclamati.
Scrivono Marco Grasso e Matteo Indice:
“I creditori di babbo Renzi possono mettersi l’animo in pace: «Non sarà possibile ottenere l’incasso di ulteriori somme», oltre ai settemila euro incamerati finora. Ma è bello scoprire perché, grazie a due relazioni che Maurizio Civardi, curatore del fallimento di “Chil Post” ovvero la società di distribuzione giornali appartenuta a Tiziano Renzi padre del premier Matteo, ha trasmesso fra maggio e ottobre al tribunale di Genova, la città dove Chil ha avuto l’ultima sede e dove Renzi senior è indagato per bancarotta fraudolenta.
Il milione e trecentomila reclamato da una trentina di fornitori, spiega il professionista, sarebbe in buona parte recuperabile, poiché sempre Chil vantava crediti corposi . Problema numero uno: le aziende che potrebbero dare soldi sono a loro volta fallite. Soprattutto: le ditte debitrici di Chil sono riconducibili a Mariano Massone, a sua volta ex compagno di Tiziano Renzi in spericolate operazioni imprenditoriali. E figlio di Gianfranco, l’ultrasettantenne cui Tiziano cedette Chil ormai ridotta a una bad compan y nel 2010. Le carte di cui Il Secolo XIX può dare conto oggi hanno insomma corroborato negli inquirenti quella che finora era solo una sensazione: la bancarotta della società che per anni è stata nelle mani della famiglia Renzi, sembra far parte d’un disegno molto più «strutturato» nel quale ricorrono fallimenti a catena, gli stessi protagonisti e parecchio denaro sottratto ai creditori”.
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