Tolmezzo, carabiniere si uccide: trovato dai colleghi in un bosco Tolmezzo, carabiniere si uccide: trovato dai colleghi in un bosco

Tolmezzo, carabiniere si uccide: trovato dai colleghi in un bosco

Tolmezzo, carabiniere si uccide: trovato dai colleghi in un bosco
Una gazzella dei carabinieri (foto ANSA)

ROMA – Paolo Straulino, il comandante della stazione di Tolmezzo (Udine), è stato trovato senza vita dai colleghi, ieri 6 gennaio, nei pressi del lago Cavazzo dopo essersi suicidato con la pistola d’ordinanza nella sua auto. Originario della Carnia, Straulino, 49 anni, era sposato e padre di una figlia. Il carabiniere, come racconta Il Messaggero Veneto, era entrato nell’Arma nel 1991. Dopo un periodo trascorso al Nucleo operativo dell’Arma dei carabinieri di Venezia, dove aveva comandato la stazione Venezia Giudecca, era tornato in Friuli. Per dieci anni, dal 2004 al 2014, era stato il responsabile della stazione dell’arma di Villa Santina (Udine) ma da cinque anni comandava la stazione del capoluogo di Tolmezzo.

Info Difesa, sito che si occupa del lavoro delle forze dell’ordine, ha commentato così il gesto estremo di Paolo Straulino: “Non si conosce, al momento, la causa del gesto. I suicidi si susseguono con una cadenza impressionante. Una strage trasversale che interessa uomini e donne di tutte le realtà del comparto sicurezza e delle forze armate. Il 2019 è stato un devastante pere Forze di Polixia con oltre 60 suicidi. Purtroppo anche il 20120 è iniziato con questo trend negativo, soltanto pochi giorni fa un finanziere si è tolto la vita. Numeri allarmanti, in percentuale doppi rispetto alla popolazione italiana, ma anche nettamente superiori a Paesi analoghi al nostro. Inferiori solo alla Francia, dove il fenomeno dei suicidi costituisce una vera e propria emergenza”.

Poi l’attacco ai vertici delle forze di Polizia, che “non perdono occasione di sostenere che non esiste una linea di demarcazione netta tra la dimensione personale dei lavoratori di polizia e quella professionale, ma anche di riaffermare la tesi secondo cui ‘il rischio fa parte del nostro mestiere’. Il rapporto di lavoro è ancora legato al concetto di ‘appartenenza’, è così che vengono definiti lavoratrici e lavoratori di polizia. I poliziotti sono solo parte di questa società, appartengono a qualcosa o a qualcuno che, però, non si prende cura di loro. Sono elementi di una relazione estremamente destrutturante che, se non spiega la fenomenologia del disagio nel suo complesso, ne alimenta gli effetti negativi”.

Fonti: MESSAGGERO VENETO, INFO DIFESA.

Gestione cookie