TORINO – Dopo 22 anni si riapre a Torino il caso della scomparsa, avvenuta nel 1989, di Camilla Bini, la collega di lavoro del filatelico della Bolaffi Paolo Stroppiana, condannato in via definitiva per la scomparsa della logopedista torinese Marina Di Modica nel 1996. I pubblici ministeri Gabriella Viglione e Sabrina Noce, che hanno aperto da oltre un anno un fascicolo contro ignoti, nei prossimi giorni sentiranno alcuni testimoni. Lo ha confermato l'avvocato Stefano Castrale, legale della famiglia Bini (e anche della famiglia Di Modica). Decisiva, nel fare ripartire le indagini sul caso Bini, sarebbe proprio la condanna a 14 anni inflitta a Stroppiana per l'omicidio preterintenzionale della Di Modica. Il filatelico, che al momento non e' indagato per la scomparsa della Bini, sentito in proposito, in passato ha sempre negato ogni addebito, sostenendo che Camilla Bini fosse solo una collega e che il rapporto fosse soltanto di tipo professionale. ''Nell'indagine su Marina – ricorda Castrale – era emerso qualche collegamento con la scomparsa di Camilla. Siamo contenti che vi sia questo fascicolo e che le indagini procedano, speriamo che si continui su questa strada''. Durante il processo Di Modica, la teste d'accusa Antonella Ardito, ex dipendente della Bolaffi, aveva raccontato che Stroppiana le aveva riferito di avere avuto una relazione sentimentale con Camilla Bini, circostanza negata dall'interessato. Altre due amiche della scomparsa avevano parlato di un ''Paolo che lavora alla Bolaffi'' come del fidanzato della scomparsa. Un altro elemento in mano alla procura e' l'utilizzo, da parte di Stroppiana, della tessera di una collega di lavoro per fare entrare Camilla nella stessa piscina da lui frequentata nel 1988, un anno prima della sparizione, circostanza accertata dalla procura.