Torino blindata per corteo anarchici: scontri e arresti. Minacce di morte ad Appendino e Salvini

Torino, scontri al corteo anarchici e arresti. Minacce ad Appendino e Salvini
Torino blindata per corteo anarchici: scontri e arresti. Minacce di morte ad Appendino e Salvini

TORINO  – La città di Torino è stata blindata il 30 marzo per il corteo degli anarchici arrivati dall’Italia e dall’estero per ‘riprendersi la città’. Il bilancio è stato di quattro arresti, nove denunce e otto fogli di via da parte delle forze dell’ordine, che hanno sequestrato ‘il kit’ completo per la guerriglia urbana: bombe carta, maschere antigas, tirapugni e coltelli, oltre ad una serie di indumenti. Tutti rigorosamente di colore nero. I manifestanti hanno anche appeso cartelloni con minacce di morte al sindaco M5s Chiara Appendino e al vicepremier leghista Matteo Salvini.

Enzo Lavolta, vicepresidente del Consiglio comunale, ha commentato: “Torino non è questa, oggi sembra di vivere in una città sotto assedio”. Il capogruppo di Fratelli d’Italia Roberto Rosso chiede comunicazioni urgenti alla sindaca Appendino, bersaglio di pesanti minacce da parte dei manifestanti. “Appendino la scorta non ti basta” e “non sparare a salve, spara a Salvini” sono alcune delle scritte comparse sui muri del cimitero monumentale, in corso Regio Parco, quando il corteo era in corso già da alcune ore.

Un migliaio le persone che hanno preso parte al momento culminante di una mobilitazione in corso ormai dal 7 febbraio, giorno dello sgombero da parte delle forze dell’ordine dell’Asilo occupato, per 25 anni base sotto la Mole delle attività di anarchici e antagonisti. Da allora è stato una escalation di arresti, scarcerazioni, denunce, dimostrazioni contro la sindaca Appendino, parapiglia, tensioni, polemiche politiche.

Fino ad oggi pomeriggio, quando gli ‘anti-sistema’ si sono ritrovati davanti alla stazione di Porta Nuova, dopo essere partiti da cinque differenti punti di una Torino insolitamente deserta, le serrande dei negozi abbassati e le strade vuote per la paura di altri incidenti, dopo quelli del corteo di protesta del 9 febbraio che mise il capoluogo piemontese a ferro e fuoco. 

I controlli preventivi disposti dal questore Francesco Messina, al suo ultimo servizio sotto la Mole prima di diventare Dirigente centrale anticrimine della Polizia di Stato, hanno portato all’arresto di quattro giovani provenienti dal Veneto. Viaggiavano su un’auto zeppa di bombe carta fermata sull’autostrada Torino-Milano al casello di Rondissone. Non ha preso parte al corteo un centinaio di manifestanti, bloccati dalla polizia in via Aosta, periferia nord di Torino.  Tra loro anche francesi, spagnoli e greci. I compagni hanno tentato di ricongiungersi con loro, dopo aver attraversato il centro, ma al momento non li hanno ancora raggiunti. (Ansa)

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