Torino, insulti omofobi a baby calciatori. Nessuna denuncia

Torino, insulti omofobi a baby calciatori. Nessuna denuncia
Torino, insulti omofobi a baby calciatori. Nessuna denuncia

TORINO – Sputi e insulti omofobi per la maglietta fucsia della loro squadra ai Giovanissimi del Settimo Torinese. Ma mai nessuna inchiesta né tantomeno denunce.

L’ultimo episodio di omofobia è avvenuto durante un torneo di calcio della periferia torinese, in campo ragazzi di 13 anni appena.

E invece davanti a quel colore ritenuto troppo effeminato scattano i “cori di derisione” e “un insistito grido” – “Finocchi!” – mentre un baby calciatore di colore viene preso di mira da altri cori, questa volta di natura xenofoba.

La vicenda coinvolge alcuni giocatori della Juniores Regionale del Volpiano, in occasione di una gara del Memorial Goia che si è disputato lo scorso fine settimana.

Il Settimo era in campo con l’Alpignano, quando dagli spalti sono partiti gli insulti.

“I ragazzi della Juniores del Volpiano hanno rivolto insulti omofobi per il colore della casacca dei nostri Giovanissimi Fascia B, oltre a degli epiteti razzisti verso un nostro giocatore di colore, racconta Elio Tavaglione, che del Settimo è l’addetto stampa. Il nostro dirigente (Carmelo Maimone, ndr) ha reagito, prendendosi degli insulti pesanti e degli sputi. Solo un giocatore del Volpiano è tornato indietro per scusarsi a nome dei compagni, sedando il parapiglia”.

Immediata la condanna del segretario nazionale di Arcigay, Gabriele Piazzoni:  “E’ un episodio gravissimo drammaticamente sintomatico di un clima pericoloso per giovani e giovanissimi”. Ma al momento non risultano denunce presentate alle forze dell’ordine per l’accaduto. Di conseguenza nessun fascicolo è stato aperto dalla procura di Ivrea (Torino), competente per territorio, e anche l’arbitro della gara ‘incriminata’ non ha riportato nulla sul suo referto.

Senza contare che la Lega Nazionale Dilettanti Piemonte e Valle d’Aosta non ha ricevuto alcun esposto da parte delle società sportive coinvolte. “Non è il caso di fare troppo clamore, sostiene Massimo Capussotto, direttore generale del Settimo. I ragazzi hanno vissuto sulla loro pelle dei brutti episodi, certamente da stigmatizzare. Ma è stato un atteggiamento più infantile che omofobo“.

Per Piazzoni si tratta, invece del

“disperato tentativo dei dirigenti delle società di minimizzare, o fare spallucce, dinanzi a quanto accaduto. Chi non ha denunciato questi fatti sta di fatto legittimando omofobia e razzismo E questa è la cosa più inconcepibile”.

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