Torino, rapina con spray scatenò tragedia piazza San Carlo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Marzo 2018 - 09:31 OLTRE 6 MESI FA
Torino, rapina con spray scatenò tragedia piazza San Carlo

Torino, rapina con spray scatenò tragedia piazza San Carlo

ROMA – Già a poche ore dalla tragedia di Piazza San Carlo a Torino, durante la proiezione della finale di Champions League del 3 giugno scorso, qualche testimone aveva accennato alle bombolette di spray urticante.

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Ora la procura di Torino, a conclusione del meticoloso esame di tutti gli oggetti trovati alla fine di una serata che ha visto la morte di una donna e 1500 feriti, avanza l’ipotesi dell’uso del liquido urticante per scatenare appositamente il panico. Per poter razziare impuniti borse e portafogli, per consentirsi una via di fuga tra la folla impazzita.

Negli ultimi mesi, lo spray al peperoncino è stato utilizzato come arma per rapine. Soprattutto, in luoghi affollati. Com’è avvenuto al concerto di Elisa, per l’inaugurazione delle ex «Officine grandi riparazioni», a ottobre, dove un ladro ha sfruttato il caos per fuggire dopo aver rubato alcune borsette. Oppure in occasione del «Reload music festival» di marzo, al Lingotto, con lo spray utilizzato per scatenare il panico e razziare zainetti, giacche e cellulari. (Claudio Laugeri, La Stampa)

Panico della folla prevedibile. Non è stato sorprendente il comportamento della folla in preda al panico la sera del 3 giugno in piazza San Carlo a Torino: quanto accadde – innanzitutto i vari spostamenti delle masse di persone – avrebbe potuto essere previsto da chi si occupò dell’organizzazione e della gestione dell’evento (la proiezione su maxischermo della finalissima di Champions League).

E’ questa la linea che sta maturando negli ambienti investigativi torinesi alla luce dei primi risultati delle analisi scientifiche disposte dai magistrati della procura. Gli indagati – per ipotesi di reato che vanno dal disastro all’omicidio colposo – sono ventuno, e tra essi figurano la sindaca, Chiara Appendino, l’ex questore Angelo Sanna e il prefetto Renato Saccone.

Nei giorni scorsi in procura è stata depositata la cosiddetta ‘integrazione matematica’. Un software, basandosi sui dati disponibili, dalla stima del numero dei presenti alla posizione delle transenne ai percorsi di fuga, ha elaborato una specie di simulazione: il confronto, secondo quanto si apprende, non avrebbe prodotto differenze significative rispetto a quanto si verificò la sera del 3 giugno.

Stesso discorso, sempre secondo quanto si è appreso, potrebbe emergere da una seconda consulenza, non ancora terminata, che ha analizzato dal punto di vista psicologico e sociologico – in materia esistono studi specifici – il comportamento delle persone spaventate. Il lavoro degli esperti interpellati dai pm sarà utile per accertare, in sede giudiziaria, se gli effetti della crisi di panico avrebbero potuto essere previsti.