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Torino, rabbino capo troppo integralista. Somekh rimosso dall’incarico

di Sandro |14 Maggio 2010 12:30

Alberto Somekh durante una celebrazione

La modernità miete un’altra vittima, questa volta nella Comunità Ebraica di Torino. Alberto Somekh, rabbino capo della città piemontese, dovrà lasciare il suo posto a causa della sua eccessiva rigidità nell’interpretazione delle regole.

La decisione è stata presa dopo più di due anni di discussioni, anche legali: una commissione istituita appositamente dall’Unione delle comunità ebraiche italiane ha accolto, nella sostanza, le ragioni espresse dal Consiglio della comunità di Torino, che aveva chiesto la revoca dall’incarico a  Somekh.

La rimozione di Somekh  è una novità per la lunghissima storia dell’ebraismo italiano: è la prima volta che nel nostro Paese un rabbino viene revocato dal suo incarico di capo. Incerta, dunque, la reazione  della Comunità di Torino, a cui la notizia sarà comunicata ufficialmente soltanto nelle prossime ore al Consiglio. Il rabbino, da parte sua, rappresentato dall’avvocato Giuseppe Di Chio, resta a tutti gli effetti rabbino e dipendente della Comunità, ma non più il ‘numero uno’.

La vicenda interna alla Comunità di Torino è solo un sintomo della contraddizione che sta vivendo l’intero ebraismo italiano: da un lato rabbini cresciuti nell’ortodossia, dall’altro le esigenze e i cambiamenti di comunità sempre più piccole e ‘assediate’ da fenomeni che richiedono atteggiamenti più inclusivi e meno rigidi, anche sul piano religioso. Un esempio è quello dei matrimoni misti con figli: l’ortodossia non ammette che i bambini il cui solo padre è di fede ebraica siano educati a questa religione, mentre la realtà, molto spesso, lo richiederebbe.

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