Torre Annunziata, imprenditore costretto a pagare il pizzo a due clan differenti: 11 arresti

Le immagini della Patrona di Torre Annunziata

Per la prima volta un imprenditore di Torre Annunziata ha denunciato permettendo così l’arresto di 11 persone appartenenti a due clan diversi che si spartivano il pizzo.

La persona che ha fatto scattare l’operazione è un imprenditore nautico chiamato in codice Garibaldi per il coraggio dimostrato. l’uomo ha raccontato ai carabinieri di aver pagato un “pizzo doppio” e di aver registrava to le tangenti ai due clan in modo diverso nella contabilità: scriveva cioè “attrezzi nautici destra e attrezzi nautici sinistra”. Nel cantiere nautico si presentavano spesso affiliati ad entrambi i gruppi criminosi i quali si facevano consegnare denaro, per acquistare, in particolare, sigarette o scarpe Hogan.

L’imprenditore è rimasto a Torre Annunziata e vive sotto protezione: agli inquirenti ha raccontato di essere stato costretto a pagare 15 volte delle tangenti ed anche di aver assunto persone da loro indicate. Tra gli arrestati c’è un ragazzo di 17 anni, il cui ruolo era quello di esattore.

Nel corso di una conferenza stampa, il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo ha elogiato la decisione dell’imprenditore e ha detto che il verbale in cui ha denunciato i camorristi ha un valore civile talmente alto che dovrebbe essere letto nelle scuole. Anche Tano Grasso, presidente della Fondazione antiracket ha parlato di “collaborazione fondamentale”: «L’azione di contrasto dei carabinieri e della Procura si intreccia con una novità importante rappresentata dalla disponibilità a collaborare da parte delle vittime. È ancora in una fase iniziale ma è già molto positivo».

«Un clan si accredita come tale – sottolinea Grasso – e dimostra di saper controllare il territorio se riesce ad imporre il pizzo. È una dinamica tipica dell’azione delle organizzazioni criminali». A suo giudizio quello che è molto grave è «il fatto che si imponga l’assunzione di personale in nelle aziende sotto racket. È come avere un cavallo di Troia che controlla tutto e che limita notevolmente la libertà di azione dell’impresa stessa». Ma passi in avanti nel contrasto, come evidenzia Grasso, sono stati fatti negli ultimi mesi proprio con le azioni delle forze dell’ordine e della magistratura, insieme con le associazioni antiracket, prima a Ercolano, poi a Torre del Greco ed ora a Torre Annunziata.

I carabinieri dopo la denuncia, hanno effettuato perquisizioni nel cosiddetto “Quadrilatero delle carceri”, una zona nella quale la camorra esercita un controllo fortissimo. Decine di militari, aiutati anche da un elicottero, hanno fatto irruzione all’alba nel Palazzo Fiengo, roccaforte storica del clan Gionta alla ricerca dei destinatari delle ordinanze di custodia cautelare. Qui, hanno trovato telecamere a circuito chiuso, nascondigli ricavati nelle pareti, dietro armadi e frigoriferi, e disegnate su muri o riprodotte in foto le immagini della Madonna della Neve con Gesù bambino. La Vergine venerata a Torre Annunziata era raffigurata anche sull’intera facciata di alcuni ballatoi.

A difesa delle loro case sofisticati circuiti di videoripresa per prevenire ed eventualmente rallentare eventuali incursioni delle forze dell’ordine. Botole ricavate nelle intercapedini erano state realizzate in più punti per agevolare la latitanza di ricercati.

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