Trafficante di droga pakistano non può essere processato: manca l’interprete…

Trafficante di droga pakistano non può essere processato: manca l'interprete...
Trafficante di droga pakistano non può essere processato: manca l’interprete…

VENEZIA – Niente processo per un trafficante di droga pakistano. Almeno finché il tribunale non troverà un interprete di urdu, una delle 12 lingue parlate in Pakistan. L’imputato infatti ha il diritto di ottenere la traduzione dei capi d’accusa nella sua lingua e l’assenza dell’interprete a fatto arenare il processo a Venezia.

Gianluca Amadori su Il Gazzettino scrive:

“a sancire questo principio di civiltà – più volte ribadito in sede europea – è il decreto legislativo 101 del 1° luglio 2014. Ma, da quando la legge è entrata in vigore, lo scorso 16 agosto, sono iniziati i problemi. Gli uffici giudiziari devono far fronte al nuovo adempimento senza adeguati mezzi, né risorse economiche supplementari: così ogni giorno le cancellerie sono costrette a dedicare ore alla ricerca di un interprete per poter celebrare udienze di convalida e processi per direttissima”.

I problemi poi riguardano soprattutto le lingue dei paesi dell’Africa e dell’Asia:

“Ne sanno qualcosa alla cancelleria Gip del Tribunale di Venezia che, da un paio di giorni, sta cercando senza risultato un interprete in grado di tradurre l’urdu, una delle 12 lingue del Pakistan (è lingua nazionale ma la maggior parte della popolazione parla la lingua Punjabi) per poter capire cosa dice un trafficante di droga arrestato all’aeroporto, “imbottito” di ovuli di eroina, e per informarlo dei suoi diritti”.

Se prima era sufficiente un connazionale che fosse in Italia da qualche tempo e che verbalmente potesse tradurre i capi d’accusa, ora è necessario tradurre per iscritto:

“Oggi, invece, all’interprete viene chiesto di tradurre per iscritto, dall’italiano alla lingua dell’arrestato, i documenti giudiziari, tra cui l’ordinanza di custodia cautelare; il tutto in pochi giorni. Un lavoro che richiede capacità e competenze ben superiori e che, di conseguenza, limita il numero dei possibili traduttori a disposizione degli uffici giudiziari. La “caccia” all’interprete è soltanto all’inizio”.

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