Trattativa Stato-mafia, De Gennaro: “Lima e Capaci reazioni al maxi-processo”

PALERMO – L’omicidio di Salvo Lima,  il politico siciliano assassinato a Palermo il 12 marzo 1992, e la strage di Capaci furono una reazione alle condanne del maxi processo. A parlare è il sottosegretario alla Sicurezza, Gianni De Gennaro, all’epoca dei fatti ai vertici della Dia. De Gennaro ha risposto alle domande del gup nell’udienza preliminare per il processo della trattativa Stato-mafia nell’aula bunker del carcere di Rebibbia.

A De Gennaro è stato chiesto anche del ruolo di Calogero Mannino, uno dei punti salienti della ricostruzione che i magistrati siciliani fanno della presunta trattativa tra lo Stato e Cosa Nostra. All’inizi del 1990, Mannino era ministro dell’Agricoltura. Nel ’91 sarebbe diventato ministro per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno. Il suo nome sarebbe comparso nella lista degli obiettivi dei boss mafiosi qualora non si fosse trovata un’intesa sul cosidetto “papello” consegnato agli ufficiali dei Ros. “Non ricordo del pericolo di attentati a Mannino”, ha detto De Gennaro. Secondo l’accusa, invece, l’ex ministro democristiano si sarebbe attivato per la trattativa nel timore di essere ucciso dalla mafia.

“So che l’assassinio di Salvo Lima fu inquadrato come reazione mafiosa al maxiprocesso. Colleghiamo l’omicidio Lima alla strage di Capaci per una logica di terrorismo mafioso”, ha poi aggiunto De Gennaro. E a proposito di quel documento ha precisato che fu “un appunto che uscì dopo Capaci che inserisce entrambe le circostanze in un’unica strategia di attacco mafioso in una logica di reazione alle condanne definitive del maxiprocesso”.

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