Treviso, bancomat inceppato dà il triplo di quanto richiesto

Treviso, bancomat inceppato dà il triplo di quanto richiesto
Treviso, bancomat inceppato dà il triplo di quanto richiesto

TREVISO -Uno sportello bancomat della stazione ferroviaria di Treviso, per almeno tutta la mattinata di sabato 9 gennaio si è inceppato ed ha distribuito il triplo delle somme richieste dai clienti.

Il fatto di cui parla la Tribuna di Treviso potrebbe essere iniziato la sera di venerdì. Il tutto è avvenuto senza che sulla ricevuta del prelievo figurasse la cifra esatta. Scrive La Tribuna:

“C’è chi ha digitato nel display una somma di 150 euro e se n’è ritrovata tra le mani una doppia o chi ha ritirato 500 euro invece dei 200 richiesti. Il bello è che nella ricevuta del bancomat figurava il prelievo richiesto e non quello effettivamente ritirato. Così molti ignari clienti si sono ritrovati un piccolo tesoro in mano. Pare anche ci sia stato chi, accorgendosi dell’errore, non abbia disdegnato di fare qualche prelievo in più, capitalizzando la generosità del bancomat guasto”.

“Sono state una pensionata trevigiana e una coppia di Santa Cristina di Quinto a presentarsi negli uffici della polizia ferroviaria a far presente il guasto. Difficile stabilire quanto denaro sia stato erogato in eccesso. Per effettuare un calcolo preciso si dovrà aspettare la riapertura degli uffici. Ma se nell’ora in cui, tra mezzogiorno e l’una, la polizia ferroviaria ha presidiato il bancomat impazzito – in attesa che intervenisse la security della banca e chiudesse lo sportello – sono stati cortesemente allontanati almeno una trentina di clienti che volevano effettuare un prelievo, non è esagerato pensare che siano almeno diverse decine i clienti che hanno usufruito della generosità del bancomat impazzito”.

“Se, com’è prevedibile, la banca sarà in grado di riconoscere le generalità dei clienti che hanno incassato più del richiesto, non sarà difficile ottenere la restituzione degli importi erogati in eccesso o scalare le cifre in più dal loro conto corrente (…)”.

 

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